Giovanni Franco Becchina, accusato di aver finanziato la latitanza del capomafia, è finito nel mirino della Dia. Appartenevano a lui le anfore tardo-romane e gli altri reperti con scene mitologiche
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La Direzione Investigativa Antimafia, ha eseguito un decreto di sequestro finalizzato alla confisca di prevenzione emessa dal Tribunale di Trapani, che riguarda beni tutelati da interesse storico, artistico ed archeologico. In particolare, si tratta di svariate anfore di epoca tardo romana ed un basamento di marmo riproducente scene mitologiche scolpite su tutti i lati, di età ellenistico-romana, tutti ritenuti di ingente valore, appartenenti ad un trafficante internazionale di opere d'arte, indicato dagli investigatori come collegato al boss Matteo Messina Denaro.
A carico del destinatario del provvedimento, si legge in una nota della Dia, «emergono numerosi indizi riguardo alla sua pericolosità, caratterizzata dall'essere un soggetto che trae il proprio sostentamento, dalla propria attività di trafficante internazionale di reperti archeologici».
Dell'attività illecita svolta del trafficante avevano parlato in passato diversi collaboratori di giustizia. La misura di prevenzione, emessa a fronte di una proposta del Direttore della Dia e del Procuratore della Repubblica di Palermo Maurizio de Lucia, ricalca analoghi provvedimenti scaturiti grazie alle indagini patrimoniali svolte dalla Direzione Investigativa Antimafia di Trapani che ha dimostrato la sproporzione tra le fonti di reddito e gli impieghi del nucleo familiare dell'indagato. Le opere d'arte, saranno adesso affidate per la custodia alla Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali al fine di renderle nuovamente fruibili alla collettività.