L’ex ministro era stato sentito il 12 giugno 2020 dai magistrati di Bergamo. Adesso è indagato. Nel verbale disse che «la questione sulla chiusura della Val Seriana fu sollevata il 3 marzo»
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
«Allorquando ho firmato la proposta di Dpcm, ne avevo già parlato con il presidente Conte. Ricordo anche che della questione» dei comuni di Alzano Lombardo e Nembro, «sollevata nel verbale del Cts del 3 marzo 2020, ne avevo già parlato con il presidente Conte» il giorno dopo.
Lo ha messo a verbale l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, sentito il 12 giugno 2020 come teste dai pm di Bergamo nell'ambito dell'indagine sulla gestione del Covid in Val Seriana. Speranza, ora tra gli indagati, ha aggiunto che «in quei giorni peraltro, il confronto con Conte su tali questioni era chiaramente costante […] L'opportunità di firmare, sin da quel momento, la proposta del Dpcm, proprio per non ritardare l'iter e ancor prima di ricevere i chiarimenti richiesti a Brusaferro, fu condivisa anche dal presidente Conte».
Inoltre alla domanda, posta in riferimento al verbale della riunione del Cts del 26 febbraio 2020, se fosse a conoscenza quali altre aree della Regione Lombardia fosse opportuno «delimitare, ai fini della quarantena» l'ex ministro ha risposto «no, non so a quali ulteriori aree si faccia riferimento in quel verbale; io di regola non assisto alle riunioni del Cts e non ho partecipato, quindi, nemmeno a quella del 26 febbraio 2020».
«Nessuno del Cts mi ha riferito di quali fossero le ulteriori aree della Regione Lombardia cui si fa riferimento in quel verbale - ha aggiunto -. Né chiesi informazioni sul punto posto che comunque il Cts, in quel verbale del 26 febbraio 2020, aveva unanimemente valutato come non necessarie ulteriori zone rosse».