Dal ring di Parigi alle aule di giustizia, la vicenda di Imane Khelif va oltre le polemiche sportive e le prese di posizione politiche per diventare terreno di scontro legale che potrebbe coinvolgere personaggi di primo piano, non solo i comuni haters.

La magistratura francese ha aperto un'inchiesta per valutare se la campionessa olimpica algerina abbia subito atti di cyberbullismo aggravato, dopo la denuncia presentata giorni fa dalla pugile in cui affermava di essere stata vittima di ripetute aggressioni, amplificate on line, riguardanti il suo genere.

L'indagine sarà condotta a Parigi dall'Ufficio centrale per la lotta ai crimini contro l'umanità e ispirati dall'odio, per appurarne la sussistenza ma l'avvocato della donna, Nabil Boudi, ha alzato il tiro, sostenendo, secondo la rivista americana Variety, che «i primi autori del cyberbullismo sono politici e personalità pubblici», come Elon Musk, Jk Rowling, ma secondo indiscrezioni potrebbe finire citato anche Donald Trump.

Le prove dell'aggressione online ai danni di Khelif «sono principalmente le pubblicazioni sulle diverse reti social - ha detto Boudi -. Con un contenuto circostanziato, ripetuto, gli attacchi sul suo fisico, il suo genere, la sua nazionalità, sulla sua immagine in generale e sulla sua qualità di donna. Ciò che ha subito la mia cliente è incontestabile». Secondo il legale si tratta di contenuti «aggressivi, misogini e razzisti e la stragrande maggioranza degli attacchi è arrivata dall'estero. Il nostro obiettivo - ha concluso in un'intervista al quotidiano algerino El Watan, «è difendere l'onore di Khelif».

Khelif ha vinto la finale dei -66 kg al Roland-Garros il 9 agosto scorso, ma la controversia sul suo genere, portata avanti sia in ambito sportivo, sia in ambienti conservatori, trova origine nella sua esclusione dai mondiali di Nuova Delhi 2023 quando secondo l'International boxing federation (Iba), la donna aveva ha fallito un test destinato a stabilirne il sesso. Il Cio ha invece ritenuto che potesse partecipare al torneo femminile.

Dopo l'abbandono del combattimento, nel primo minuto, della sua avversaria al primo turno, l'italiana Angela Carini, l'algerina è stata vittima sui social network di una campagna di odio e di disinformazione, improntata al razzismo, presentata come una «uomo che combatte le donne».

Una parte del mondo politico italiano ha preso una posizione netta, sollevando il caso e alzando i toni, trovando sponda all'estero, dalla Russia all'Ungheria, negli Usa lo stesso Trump è arrivato a definire Khelif una «transgender», mentre Musk e Rowlings sono intervenuti rilanciando l'hashtag "#StandWithAngelaCarini", con l'azzurra mostrata come una vittima di chi l'ha fatta «combattere contro un maschio».

L'Algeria ha strenuamente difeso l'atleta, scegliendola come portabandiera nella cerimonia di chiusura e tributandole un trionfo al ritorno.