VIDEO | Ieri 14 nostri militari impegnati nella missione internazionale di peacekeeping Kfor sono rimasti feriti negli scontri con i manifestanti serbi. La tensione sale da settimane, ecco perché
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Pristina. Quello di ieri è stato un pomeriggio caldo in Kosovo, dove 14 soldati italiani impegnati nella missione di peacekeeping sono stati feriti. È la seconda volta in cinque giorni che la tesnione sale oltre il livello di guardia. Da quando venerdì i serbi si sono riuniti nel comune di Zvecan per impedire al neoeletto sindaco albanese di insediarsi. Già venerdì gli scontri sono stati pesanti e 10 persone sono rimaste ferite. Difatti a scatenare la furia cieca dei manifestanti serbi l’idea che ad insediarsi al potere possano esserci 4 sindaci neoeletti di origine albanese.
I contestatori serbi hanno tentato di impedire ai sindaci albanesi neoeletti di entrare, durante il giorno del loro giuramento negli edifici municipali. Il primo a Zvecan venerdì gli altri tre a Zubin, Potok e Leposavic questo pomeriggio.
Alla luce di quanto accaduto venerdì, le autorità hanno ben pensato di coinvolgere i militari della Missione di peacekeeping KFOR, nel Paese dal 12 giugno del 1999 su mandato delle Nazioni Unite. Obiettivo della stessa occuparsi di costruire un ambiente sicuro e garantire la libertà di movimento a tutta la popolazione per tutto il Paese, indipendentemente dalle loro origini etniche e/o religiose.
Questo caos sembra arrivare perché il mese scorso, i serbi del Kosovo pare abbiano boicottato le elezioni straordinarie del governo locale in quattro comuni a nord del Paese e solo il 3,47% degli aventi diritto al voto è andato alle urne. Questo secondo la Commissione elettorale centrale del Kosovo (KQZ).
Proprio per questo, la polizia in tenuta antisommossa è stata dispiegata insieme ai membri dell'EULEX (Missione sullo stato di diritto dell'Unione europea in Kosovo) e della KFOR a difesa degli edifici nei 4 comuni che si trovano nel distretto di Mitrovica a nord del Kosovo. I militari della Missione sono stati schierati con il fine di contenere le violente manifestazioni, ma a farne le spese sono stati 25 uomini della Missione multinazionale tra questi i 14 italiani, di cui 3 feriti gravi ma non in pericolo di vita.
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Purtroppo venerdì le tensioni tra Belgrado e Pristina sono aumentate e, in un momento storico come questo, il mondo non ha bisogno di nuovi focolai di violenza. Il problema è che la Serbia ha ordinato al suo esercito di avanzare fino al confine con il Kosovo e ha esortato la NATO a «fermare la violenza contro i serbi locali in Kosovo». Lo stesso presidente serbo Aleksandar Vucic ha esortato l'esercito e le Forze di sicurezza a essere pronti al combattimento.
I serbi del Kosovo avrebbero infatti chiesto a Vucic di sospendere il processo di dialogo in corso per normalizzare le relazioni con il Kosovo, la cui indipendenza dal 2008 non è mai stata completamente riconosciuta.
D’altro canto Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Italia e Germania hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, esortando i sindaci albanesi eletti a esercitare moderazione al fine di adempiere alle proprie responsabilità di rappresentanza e servizio in favore di tutti i membri delle loro comunità.
Nella nota si legge: «Mettiamo in guardia tutte le parti da qualsiasi altra minaccia o azione che potrebbe influire su un ambiente sicuro e protetto, inclusa la libertà di movimento, e potrebbe infiammare la tensione o incitare al conflitto. Siamo particolarmente preoccupati per la sicurezza e il benessere di civili, agenti di polizia, EULEX (Missione sullo stato di diritto dell'Unione europea in Kosovo) e membri della KFOR». A corollario di quanto detto secondo i media locali l'ambasciatore americano Jeff Hovenier ha invitato i quattro sindaci del nord a incontrarsi.