Credeva che il coronavirus fosse una bufala, che l’allarme scatenato da questa infezione ormai dilagata ovunque nel mondo fosse esagerato. Dunque incurante dei bollettini in cui i numeri degli infetti e delle vittime aumentavano sempre di più, a giugno ha deciso di organizzare insieme al suo compagno una festa con tutti i loro parenti. Il protagonista di questa vicenda si chiama Tony Green, 43enne di Dallas.

 

Sostenitore del presidente statunitense, ha raccontato lui stesso ad un giornale locale che era convinto che la storia del virus fosse stata messa in giro dai Democratici per screditare Trump, distruggere l’economia e impedire la sua rielezione. Dopo quella festa però si è ricreduto, a sue spese e a quelle della sua famiglia. Appena due giorni dopo la cena in famiglia, tenutasi il 13 giugno, lui e tutti gli invitati si sono scoperti infettati dal Covid-19. Il primo luglio la suocera di Tony è morta a causa delle complicanze dell’infezione.

 

Ora, sulle pagine del giornale locale “Dallas Voice” si dice pentito di essere stato un negazionista e anzi invita gli altri a prendere consapevolezza di quello che il Covid può comportare, se non si adottano le giuste misure di sicurezza: «Non potete immaginare il senso di colpa che provo – dice Tony -, sapendo di avere organizzato il raduno che ha provocato così tanta sofferenza. Non potete immaginare il mio senso di colpa per essere stato un negazionista, prendendo in giro chi ha indossato le mascherine e mantenuto il distanziamento sociale. Non potete immaginare il mio senso di colpa nel sapere che le mie azioni hanno convinto la mia famiglia che era al sicuro quando non era».