Dopo la decisione di non cantare prima del match d'esordio contro l'Inghilterra, arriva il dietrofront degli atleti iraniani. L'unico a rimanere a bocca chiusa è stato Azmoun. Sulle tribune l'emozione si trasforma in pianto
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I campionati del mondo di calcio in Qatar stanno regalando tanti momenti emozionanti, non solo in campo. La nazionale dell’Iran nel match d’esordio contro l’Inghilterra è stata protagonista di un gesto clamoroso.
I calciatori iraniani, lo scorso 21 novembre hanno infatti deciso di non cantare l’inno nazionale. Un messaggio in segno di solidarietà verso le manifestazioni che da metà settembre sono in corso in Iran, dopo la morte in un centro di detenzione di Mahsa Amini, una 22enne che era stata arrestata perché non indossava il velo islamico in maniera corretta.
La protesta degli atleti non è certamente stata accolta nel migliore dei modi dagli esponenti del regime di Teheran. Non sono infatti mancate le critiche e pare che alcuni calciatori siano stati anche minacciati.
Il giornale conservatore Kayhan, considerato uno dei più vicini alla leadership del regime, il giorno dopo la partita contro gli inglesi (persa dall’Iran 6-2) ha pubblicato questo titolo: «Iran 2 – Inghilterra, Israele, Sauditi e traditori 6», lasciando intendere il ko è da attribuire ai nemici storici del regime iraniano, come Israele, l’Arabia Saudita e non meglio specificati «traditori».
Dopo l’episodio accaduto nella prima gara, la nazionale iraniana ha deciso di fare dietrofront nel match contro il Galles. I calciatori, inquadrati dalle telecamere, hanno mostrato evidenti segni di emozione mentre “bisbigliavano” l’inno nazionale. L'unico tra i giocatori invece, al passaggio tv, rimasto a bocca chiusa è stata la stella Azmoun.
Le difficoltà che stanno vivendo gli iraniani si avvertono anche in Qatar. A colpire è stata soprattutto l’emozione dei tifosi sugli spalti, molti di loro hanno infatti pianto durante la riproduzione dell’Inno. Quasi una valvola di sfogo e un modo per lanciare al mondo intero un segnale importante.