Anche per il 2023 l’italiano più ricco è Giovanni Ferrero, attuale patron del colosso dolciario con 43,8 miliardi di dollari di patrimonio: è quarto nella graduatoria europea.

La storia del Gruppo Ferrero è veramente straordinaria, un esempio di sana imprenditoria, rimasta italiana, mai quotata in Borsa. Cosicché la ricchezza viene dal lavoro e non dai mercati.

Tutto comincia negli anni ‘40 con Michele Ferrero, un imprenditore riservatissimo, quasi mai sulla scena.

Erano anni in cui i genitori di Michele trasformarono una pasticceria in una fabbrica. E da qui sono partiti alla conquista dei mercati di mezzo mondo.

Michele Ferrero è stato riconosciuto come il miglior imprenditore del ventesimo secolo. Il secolo degli Agnelli, Benz, Bosch, Edison, Ferrari, Ford, Olivetti, Rockfeller ed altri. 

Il grande spirito innovativo dei Ferrero li ha portati nel 2023 a fatturare 17 miliardi di euro, con 47.000 dipendenti in 55 paesi. Ferrero è tra i marchi più affidabili al mondo.

Michele il visionario, ma sempre modesto, riservato, religioso, amante della qualità, profondo innovatore, con tanti progetti di carattere sociale. Tutto sempre nella massima discrezione.

Poco prima di morire, il 14 febbraio 2015, ebbe a dire: «Ho potuto fare tutto questo perché siamo una famiglia e non siamo quotati in Borsa: così siamo cresciuti con serenità, con piani di lungo periodo, sapendo aspettare e senza farci prendere dalla frenesia dei su e giù quotidiani».

Il Gruppo Ferrero nel 9° Rapporto di Responsabilità Sociale d’Impresa del 2019 si è impegnato a tutela del pianeta e delle condizioni di vita delle persone con cui lavora, attraverso la propria strategia di Responsabilità Sociale d'Impresa.

Ferrero punta a raggiungere l’obiettivo del 2025 di rendere il 100% degli imballaggi riutilizzabili, riciclabili o compostabili.

L'approvvigionamento di energia rinnovabile è in rapida transizione: l'84% dell'energia elettrica acquistata per gli stabilimenti di produzione nel mondo proviene ora da fonti certificate rinnovabili e 16% degli stabilimenti dell'azienda sono già oggi alimentati con il 100% di energia elettrica acquistata certificata rinnovabile.

Ferrero ha raggiunto l’obiettivo di approvvigionamento del 100% di zucchero di canna certificato.

Il Gruppo ha fornito formazione a oltre 134.000 agricoltori in Costa d’Avorio e Ghana, con l’obiettivo di promuovere pratiche agricole responsabili nelle regioni chiave per la coltivazione del cacao nell’ambito dell’impegno sul campo di Ferrero con gli agricoltori partner.

Della Ferrero tradizionale, quella ereditata da suo padre Michele, Giovanni Ferrero controlla il 75% delle azioni. Le controlla attraverso la semi sconosciuta holding Schenkenberg, la vera cassaforte di Giovanni Ferrero (che ne controlla il 76% circa) e del resto della famiglia (24%).

Curiosando nell’ultimo bilancio di Ferrero i numeri sono impressionanti: nel 2022 è stato distribuito un dividendo di 765 milioni. Di questi ben 575 milioni vanno a Giovanni Ferrero. Inoltre l’utile è di 686 milioni che è servito a pagare un’ulteriore ricchissima cedola. 

Intanto anche nel 2023 la crescita è stata inarrestabile: la società ha chiuso l’esercizio 2022/2023 con un fatturato consolidato di 17 miliardi di euro, in aumento del 20,7% rispetto ai 14 miliardi di euro dell’anno precedente. 

Il senso di Ferrero per i dipendenti

Michele Ferrero aveva compreso benissimo che un’azienda ha successo se tutti i dipendenti si sentono parte integrante della stessa. Per i suoi dipendenti aveva molto rispetto, tanto che oltre 40 anni fa scrisse ai responsabili che aveva nominato per dettare le norme guida del personale.

Ecco alcune delle massime da seguire nei contatti con il personale.
«Quando parli con un individuo ricorda: anche lui è importante.
Nei vostri contatti mettete i vostri collaboratori a loro agio:
- dedicate loro il tempo necessario e non le “briciole”;
- preoccupatevi di ascoltare ciò che hanno da dirvi;
- non date loro l’impressione che siate sulle spine;
- non fateli mai sentire “piccoli”;
- la sedia più comoda del vostro ufficio sia destinata a loro.
Prendete decisioni chiare e fatevi aiutare dai vostri collaboratori.
Rendete partecipi i collaboratori dei cambiamenti.
I vostri interventi siano sempre tempestivi: “troppo tardi” è pericoloso quanto “troppo presto”.
Siate sempre umani.
Ammettete serenamente i vostri errori, vi aiuterà a non ripeterli.
Preoccupatevi di quello che pensano di voi i vostri collaboratori.
Date sempre quanto dovete e ricordate che spesso non è questione di quanto, ma di come e di quando.
Ricordate che un buon capo può far sentire un gigante un uomo normale, ma un capo cattivo può trasformare un gigante in un nano.
Se non credete in questi principi, rinunciate ad essere capi».