Coronavirus, benedizione “Urbi et Orbi” straordinaria di Papa Francesco

Un momento straordinario di preghiera e benedizione quello conclusosi poco fa sul sagrato della Basilica di San Pietro, dove il Pontefice ha impartito la benedizione per invocare la fine della pandemia

di Ilaria  Giampà
27 marzo 2020
20:12

Proprio nella giornata in cui l’Italia registra il numero maggiore di morti in 24 ore (969), Papa Francesco, in una Piazza San Pietro deserta ma gremita di credenti al di là dello schermo e chiamati ad un appuntamento mondiale, si raccoglie in preghiera per invocare la fine della pandemia e imparte una benedizione straordinaria “urbi et orbi” con la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria.

«Da settimane sembra sia scesa la sera»

Inizia così il suo commento al Vangelo: «Da settimane sembra che sia scesa la sera, fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città… si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi… siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati… ma tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti, tutti. Come i discepoli anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme».


Smascherati nella nostra vulnerabilità

E ancora: «La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità, e lascia scoperte quelle false sicurezze su cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Con la tempesta è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ego, ed è rimasta scoperta ancora una volta l’appartenenza come fratelli». Nella supplica al Signore, Papa Francesco sottolinea come «in questo mondo siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci di tutto, avidi di guadagno, frastornati dalla fretta…non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato, pensando di rimanere sempre sani, in un mondo malato».

Un tempo di scelta

Il Vangelo, come ha evidenziato il Vescovo di Roma, chiama adesso a cogliere questo tempo di prova come «un tempo di scelta». Non è – ha affermato – il tempo del giudizio divino, «ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita».

Nessuno si salva da solo

«È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste, nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere ed infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiosi e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: “che tutti siano una cosa sola”.Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza – sottolinea nella sua meditazione il Papa – avendo cura di non seminare panico ma con responsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti».

Non lasciarci in balìa della tempesta

Dal luogo che racconta la «fede rocciosa di San Pietro» Papa Francesco ha impartito la benedizione con queste parole: «vorrei affidarvi tutti al Signore, per intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori… non lasciarci in balia della tempesta».

Al termine della supplica, il Pontefice si è avviato verso l’icona originale della Salus Populi Romani, la nota venerata effigie mariana della Basilica di Santa Maria Maggiore e poi verso il Crocifisso dei Miracoli di San Marcello al Corso, "miracolosamente" scampato ad un incendio che distrusse la chiesa nel 1519 e portato poi in processione nel 1522 per invocare la fine di una pestilenza che colpì Roma. Crocifisso divenuto oggi il simbolo della pandemia da Coronavirus, dopo l’atto di devozione compiuto da Papa Francesco il 15 marzo scorso.

A fianco a Bergoglio solo pochissimi collaboratori, tra cui l'arciprete della Basilica di San Pietro, il cardinale Angelo Comastri.

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