Non smette di creare polemiche il libro, ormai famoso, di Roberto Vannacci Il mondo al contrario. Alla levata di scudi delle opposizioni contro le dichiarazioni del generale, ora rimosso dal suo incarico, contro donne, migranti e gay, corrisponde il silenzio della premier Giorgia Meloni e la corte che, invece, gli stanno facendo la Lega e l’ex sindaco di Roma Alemanno, in procinto di fondare un partito che faccia concorrenza a Fratelli d’Italia, ormai troppo europeista e atlantista.

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In un’intervista a Repubblica l’ex presidente della commissione esteri Fabrizio Cicchitto ha parlato del generale e dell’ipotesi che non stia facendo tutto da solo: «Dietro il generale c’è una manina russa per dividere la destra – dice l’ex senatore forzista - Attenzione, quando si parla di politica estera le cose da grottesche diventano serie. Questa persona faceva delle operazioni speciali, non è uno sprovveduto. Per questo dico che ci vedo una mano, un disegno».

Bruno Vespa: «Ha posizioni filoputiniane maturate quando era a Mosca»

Interviene nella inevitabile polemica anche il giornalista Bruno Vespa: «Un uomo con il curriculum di Vannacci non viene congelato all’Istituto geografico militare senza una ragione precisa. E la ragione sta nelle posizioni estremamente favorevoli a Putin maturate nel periodo in cui è stato addetto militare a Mosca dal febbraio 2021 – scrive Vespa - Incarico delicatissimo anche perché è coinciso con l’aggressione all’Ucraina un anno dopo. È stata questa posizione a bruciare la brillantissima carriera di Vannacci: una nazione Nato esposta come la nostra in favore dell’Ucraina non può avere a un alto livello militare ambiguità di questo genere».

La replica del generale: «Macché filorusso, sono solo speculazioni»

Vannacci a risposto dalle pagine del Corriere della Sera: «Sono solo speculazioni. Non parlo di cose che riguardano il mio servizio. Sono un soldato, non posso» dice in una intervista.

«Macché filorusso, io sono stato cacciato da Putin e da Lavrov – dice il generale parlando dell’espulsione dalla Russia, non solo sua, che seguì la cacciata dall’Europa dei suoi diplomatici dopo la strage di Bucha.

«Nulla posso dire sulla politica russa – continua Vannacci - Mosca è una città ultra sicura, pulita, vivibile. Lì ho visto frontiere sicure e immigrazione controllata, è un dato di fatto. Io non do giudizi politici. Non parlo del governo, dei leader, della Ue, della Nato, non do giudizi sulla guerra in Ucraina, né su Putin. Io sono un soldato e se interpellato dalle gerarchie rispondo: Comandi!».

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Nel libro il generale ricorda il tempo passato in Russia, lodandone lo stile di vita e la sicurezza.

«“Ma là c’è un dittatura — tuona qualcuno — come se una delle caratteristiche delle democrazie fosse quella di autorizzare ladri, stupratori e criminali a esercitare liberamente le loro attività” – scrive - “Se la democrazia non riesce a dare risposte concrete soprattutto nei confronti della delinquenza comune e di quei reati che toccano più di ogni altro il cittadino, allora l’elettorato si rivolgerà verso sistemi diversi, verso forme di governo più efficaci nei confronti dei malviventi”».

Meloni si defila, Salvini lo corteggia

La presidente del Consiglio non parla per non perdere voti a destra, mentre Alemanno e ormai anche Salvini, attraverso il vicesegretario leghista Andrea Crippa, stanno corteggiando Vannacci in vista delle Europee. «Le porte della Lega sono spalancate» ha detto Crippa.