Il vice premier avrebbe confidato ai fedelissimi di non poter più governare con il M5s. Attesa per il voto in Consiglio dei ministri dove si consumerà l'epilogo della vicenda, ma in molti escludono che l'esecutivo cada prima delle Europee
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L’alleanza di governo scricchiola ancora. I rapporti tra Cinquestelle e Lega sono sempre più tesi a causa della vicenda che coinvolge il sottosegretario leghista Armando Siri, indagato per corruzione.
La posizione di Di Maio
«Il M5S voterà in consiglio dei ministri per la decadenza di Siri. Questa questione si poteva chiudere in due minuti», sono le parole pronunciate ieri sera dal ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. «Mi meraviglio che la Lega su questa vicenda abbia fatto tutto questo casino», ha proseguito Di Maio. «Se diciamo che siamo il governo del cambiamento, che siamo diversi da quelli di prima non possiamo permettere che ci sia una persona che dalle carte sembra che abbia aiutato un piccolo personaggio e lo lasciamo a fare il sottosegretario».
Salvini non molla Siri
Ovviamente di tutt’altro avviso è Matteo Salvini: per l’altro vice premier Armando Siri va difeso. La Lega avrebbe visto infatti come un affronto la scelta di Giuseppe Conte di dimissionare il sottosegretario in conferenza stampa, dando di fatto il via alle nuove tensioni di Governo. Ma non è tutto: «Non ha più la mia fiducia. Si sta comportando come un carnefice», avrebbe detto il ministro dell’Interno riferendosi al premier. E ancora, lontano dai microfoni, parlando con i suoi avrebbe affermato: «È finita con i 5 Stelle». Salvini, secondo la ricostruzione dell’agenzia Agi, sarebbe giunto a questa conclusione martedì scorso parlandone ad alcuni fedelissimi al suo rientro dalla Tunisia, alludendo alle difficoltà complessive di governare insieme al Movimento.
«Quanto casino per una poltrona»
Riavvolgiamo il nastro. Siri non si dimetterà prima che il premier ne porti la proposta di revoca in Consiglio dei ministri. Luigi Di Maio rivendica di avere la maggioranza, ma la Lega potrebbe mettere a verbale il suo dissenso. Il M5s scommette che Salvini non possa far saltare il governo su Siri. «La questione Siri è chiusa», ha dichiarato Di Maio, aggiungendo poi spavaldo: «Quanto casino fa la Lega per una poltrona». «I numeri sono dalla nostra parte», dice Di Maio, che conta la maggioranza dei ministri. E difende anche il premier Conte dall'accusa leghista di essersi schierato ancora una volta col Movimento. Il leader M5s e il ministro Toninelli auspicano quindi che Siri si dimetta prima del Cdm.
Il primo Consiglio dei ministri utile per confrontarsi su Siri ci sarà mercoledì mattina, 8 maggio. La Lega fa quadrato e al momento esclude le dimissioni del sottosegretario, soprattutto se prima di mercoledì Siri verrà ascoltato dalla procura di Roma. «Nessuno lo molla», dicono da via Bellerio.
Siri spiega il suo silenzio
E lo stesso Siri su Facebook li ringrazia, smentendo di sentirsi abbandonato, spiegando così il suo silenzio in attesa di incontrare i magistrati che lo accusano di corruzione. «Da giorni non rilascio alcuna dichiarazione né intervista, proprio per il rispetto che si deve in questi casi all’Autorità giudiziaria, che è giusto che conduca le sue indagini e ascolti le parti interessate senza vizi di comunicazioni esterne. Leggo invece in queste ore - aggiunge Siri - dichiarazioni riportate a mio nome che sono da ritenersi in assoluto destituite di ogni fondamento. Non esiste alcuna polemica con il mio partito che, anzi, ringrazio per tutte le manifestazioni di affetto, vicinanza e solidarietà dimostrate».
In sintesi, per evitare un crac politico sul caso Siri, secondo molti il Governo non dovrebbe cadere. Ma dopo le Europee chissà.