«Nel programma FdI non c'è il taglio delle accise. Abbiamo scritto sterilizzazione: se il prezzo sale oltre una determinata soglia, quello che lo Stato incassa in più di accise e Iva verrà utilizzato per abbassare il prezzo. Ed è esattamente ciò che prevede il nostro decreto». Lo afferma la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in una intervista al Tg5.

Meloni sottolinea: «La manovra è di 30 miliardi, di cui 20 contro il caro bollette. Sui rimanenti 10 miliardi avevamo due scelte: o tagliare le accise a tutti, anche ai ricchi, oppure concentrare quelle risorse sui redditi medio bassi ed è ciò che abbiamo fatto». Per Meloni «non è vero che la benzina è a 2,5 euro. Il prezzo medio è 1,8 euro al litro».

«Quando abbiamo fatto la Legge di bilancio abbiamo prima mettere in sicurezza il tessuto produttivo e le famiglie dal caro bollette, dopo di che avevamo, orientativamente, dieci miliardi e due strade: tagliare le accise per tutti, anche per i ricchi, o concentrare quelle risorse sul taglio del costo del lavoro, sulle decontribuzioni per i neo assunti, sui soldi alle famiglie per crescere i figli. Abbiamo fatto questa seconda scelta, perché secondo noi è un moltiplicatore maggiore».

«Il governo incontrerà – ha aggiunto Meloni - domani la categoria per ribadire che non c'è alcuna volontà di fare scaricabarile».

«Il Governo - afferma Meloni - vuole raffreddare l'inflazione. Abbiamo istituito il fondo “caro carrello” per aiutare i redditi più bassi a fare la spesa. Abbiamo portato le pensioni minime a 600 euro. Nell'ultimo decreto c'è una norma che rimborsa i pendolari per gli abbonamenti sui mezzi pubblici. Cerchiamo di aiutare chi è in maggiore difficoltà piuttosto che aiutare indistintamente tutti». Per Meloni «la priorità è un intervento sui salari. Abbiamo già cominciato a tagliare di un ulteriore punto le tasse sul lavoro con i soldi che sarebbero bastati per un taglio di 4 mesi delle accise. Con i soldi spesi dal Governo Draghi per tagliare le accise per 9 mesi si sarebbero tagliate le tasse sul lavoro di circa sette punti. Questo avrebbe significato mettere 200 euro al mese nelle tasche dei lavoratori con reddito fino a 35mila euro».

Il presidente del Consiglio osserva anche che «la gran parte dei benzinai si sta comportando con grande responsabilità e forse proprio a loro tutela serve eventualmente individuare chi non dovesse avere la stessa responsabilità».

Meloni però rileva anche che «la categoria va messa al riparo anche da certe mistificazioni, perché quando si parla per settimane del prezzo della benzina a due euro e mezzo, quando il prezzo medio è un euro e ottanta diciamo che non si aiuta...».