Il 45enne è morto in ambulanza dopo essere stato colpito dagli agenti. Il procuratore Van Leeuw ha confermato l'esistenza dei video di rivendicazione della sparatoria in cui l’uomo avrebbe fatto riferimento ai roghi del Corano in Svezia
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È morto il terrorista che a Bruxelles ha compiuto un attentato aprendo il fuoco con un kalashnikov uccidendo due cittadini svedesi. L'uomo, autore ieri dell'attacco, è stato braccato per ore e individuato oggi dalla polizia: è stato raggiunto al petto dai colpi di arma da fuoco sparati dagli agenti nel corso dell'arresto e sarebbe morto in ambulanza. Il 45enne si trovava nei pressi della sua abitazione a Schaerbeek, perquisita poco prima dagli agenti di polizia.
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L'ipotesi cellula terroristica
Altre due persone sarebbero ricercate dalla polizia di Bruxelles in relazione all'attentato di ieri sera, rivela il sito della 'Derniere Heure'. La polizia belga starebbe infatti cercando la persona che ha filmato il sospetto attentatore in azione ieri. Secondo media locali, le forze dell'ordine starebbero valutando la possibilità di trovarsi in presenza di una vera e propria cellula terroristica. Intanto un'arma che assomiglia a quella usata nell'attentato è stata trovata nelle perquisizioni condotte dalla polizia, ha riferito inoltre la procura federale belga citata da Rtbf. All'emittente risulta che siano state rinvenute diverse armi nelle perquisizioni a Schaaerbeck, anche in un parco nelle vicinanze.
Chi era Abdesalem Lassoued
L'attacco di ieri è stato compiuto da Abdesalem Lassoued, 45enne nato in Tunisia. L'uomo sarebbe stato già noto ai servizi segreti per la sua radicalizzazione. Il responsabile dell'attentato non rappresentava «una minaccia concreta e imminente», ha assicurato dal canto suo il ministro della Giustizia belga Vincent Van Quickenborne.
Il tunisino «ha fatto richiesta di asilo nel nostro Paese nel 2019. È noto per atti sospetti: traffico di esseri umani, soggiorno illegale e minaccia alla sicurezza dello Stato. Nel 2016 - ha detto il ministro - informazioni non confermate trasmesse da un servizio di polizia straniero indicavano che l'uomo aveva un profilo radicalizzato e voleva partire per una zona di conflitto per la jihad. L'informazione è stata verificata, ma non si è potuto fare nulla. Non c'erano indicazioni concrete di radicalizzazione».
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Le autorità: «Non si trattava di una minaccia»
Secondo la ricostruzione di Van Quickenborne, «all'inizio di quest'anno, avrebbe minacciato via social un occupante di un centro per richiedenti asilo nella regione di Campine. Questa persona lo ha denunciato, aggiungendo che era stato condannato per terrorismo in Tunisia. La polizia ha fermato il sospetto per interrogarlo. E questa presunta condanna per terrorismo ha spinto la polizia giudiziaria federale di Anversa, domenica 15 ottobre, a convocare una riunione prevista per oggi. Nel frattempo, i nostri servizi hanno appreso che il sospettato non è stato condannato per terrorismo in Tunisia, ma per reati comuni. Non si trattava di una minaccia concreta o imminente».
La rivendicazione
Il procuratore federale del Belgio, Van Leeuw ha confermato inoltre questa mattina l'esistenza dei video di rivendicazione dell'attentato di Bruxelles, facendo riferimento ad un secondo video girato prima dell'attacco in cui l'attentatore allude ai roghi del Corano in Svezia. Dopo l'attacco «è stato diffuso un video nel quale l'individuo dichiara di aver ucciso tre svedesi», ha reso noto oggi il procuratore. «In un altro video girato prima dell'attacco, lo stesso individuo appare con il volto coperto da un passamontagna e dichiara che 'il libro di Allah è una linea rossa per la quale si sacrifica'», ha aggiunto il procuratore, un probabile riferimento ai testi del Corano bruciati in Svezia nei mesi scorsi.