Non si rassegnava al fatto che la moglie avesse abbandonato casa da circa due settimane e lo avesse lasciato. Così, domenica, attorno alle 19.15, durante l’ultimo, burrascoso confronto, nella piazzetta davanti lo scalo ferroviario, a San Bonifacio (Verona), un uomo ha estratto un coltello a serramanico e ha colpito la donna quattro volte, due all’addome, una all’emitorace e una all’avambraccio, lasciandola in una pozza di sangue.

 

Nella colluttazione è rimasto ferito anche il figlio, intervenuto per tentare di difendere la madre. L’uomo, un imprenditore edile calabrese, originario di San Giovanni in Fiore, è fuggito e dopo alcune ore si è costituito ai Carabinieri che lo hanno arrestato. È accusato di tentato omicidio.

I due feriti sono ricoverati in prognosi riservata all'ospedale ma non sono in pericolo di vita.

Feriti anche il figlio della donna e un cittadino bosniaco

Quando il figlio della coppia, che si era allontanato per lasciare discutere i genitori, ha visto la scena, si è precipitato a soccorrere la mamma ferita, ma il padre ha colpito anche lui, alla schiena, ferendolo.

L’uomo, classe ’66, imprenditore edile calabrese originario di San Giovanni in Fiore con precedenti e residente con la famiglia a San Bonifacio da 22 anni nella zona di via Martiri di Belfiore, non si è limitato ad accoltellare solo la moglie, casalinga classe ’64. Quando, infatti, un passante bosniaco classe ’75 lo ha visto a cavalcioni sulla moglie sanguinante e distesa a terra, si è subito lanciato sull’uomo e lo ha colpito con un calcio per allontanarlo dalla vittima. Lui, per tutta risposta, ha accoltellato anche lui, ferendolo all’addome e all’emitorace. A quel punto anche il bosniaco si è accasciato sanguinante ed è stato soccorso da un passante. L’imprenditore si è dato alla fuga, vagando per qualche ora nel territorio vicentino, nei pressi di Lonigo.

La fuga e la trattativa telefonica con i Carabinieri

Mentre l’uomo si era dato alla fuga, i Carabinieri hanno parlato con gli altri figli della coppia (in totale sono tre maschi e una femmina), convincendoli a fornire il numero di telefono del padre. A quel punto i militari lo hanno chiamato e hanno intavolato una trattativa di circa un’ora, alla fine della quale l’uomo ha accettato di consegnarsi in caserma; durante il tragitto è stato intercettato dai Carabinieri di Lonigo che lo hanno scortato e lasciato in consegna ad un’auto dei colleghi sambonifacesi, che lo hanno condotto alla sede del comando, dove è giunto insieme ai due avvocati Francesco Longhi e Giuseppe Trimeloni.

L’uomo avrebbe riferito ai Carabinieri di aver agito in preda alla disperazione perché la donna non voleva più tornare con lui. Ha anche indicato dove aveva buttato il coltello, ma al momento l’arma non è ancora stata ritrovata. Il pm scaligero Paolo Sarca ha disposto per lui il fermo di indiziato di delitto in carcere, e al massimo domani avverrà l’udienza di convalida. Il calabrese al momento è accusato di tentato omicidio per l’aggressione alla moglie, mentre per quella al figlio dovrà rispondere di lesioni gravi; per il bosniaco, invece, essendo la prognosi di 10 giorni, sarà denunciato dopo la querela di parte.

 Le indagini dovranno ora appurare l’eventuale premeditazione del gesto, che aggraverebbe non poco la posizione dell’aggressore.