VIDEO | Puntata incandescente alimentata dall’incipit della conduttrice Antonella Grippo contro la “retorica rosa”. Al centro della discussione le figure di Meloni e Schlein. Tra gli ospiti anche Mammoliti, Tavernise, Alberti e Del Vigo
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«Non crediamo che le classi dirigenti si selezionino in base al cromosoma. A noi interessa che siano brave. Che siano due donne all’altezza del loro compito, non che siano due femmine. Chissenefrega…»
Le premesse per una nuova puntata scoppiettante di Perfidia le ha fornite tutte Antonella Grippo. Abile a sparigliare le carte in tavola e a stravolgere il cliché dominante nelle cucine delle redazioni giornalistiche, a suo dire, impegnate ad idolatrare il nuovo totem dem Elly Schlein, avanzando «comparazioni incongrue tutta al femminile, improntata ad una sorta di paleo femminismo - che la conduttrice coniuga con paleo femminino - secondo cui ci sono due donne al potere».
Ma la giornalista di Sapri, mai doma, carica di più la puntata con il titolo “Siamo uomini, femministi, cacicchi o capibastone?”: «La giovane Elly ha detto che occorre sradicare dal Pd i cacicchi e i capibastone intendendo con ciò personaggi di cui consta l’antropologia stessa del Partito democratico. Ma il capobastone è quello che comanda in una struttura gerarchica verticale. Ma se tu togli la vocazione correntizia, le lotte tribali interne sanguinarie, i cacicchi, gli accaparratori di potere, i titolari di quegli appezzamenti dove germogliano tessere, il Pd non ha più ragion d’essere».
Le riflessioni della conduttrice – supportata dalla satira di Enzo Filia - sono quindi affidate al commento, che diventa “battaglia” in studio, dei suoi ospiti: la giornalista e scrittrice Luciana Castellina, il vicedirettore de Il Giornale Francesco Maria Del Vigo, l’europarlamentare leghista Silvia Sardone, la scrittrice e giornalista Barbara Alberti, l’opinionista televisiva freelance per diverse testate giornalistiche Sara Manfuso, i consiglieri regionali Antonello Talerico (Misto), Davide Tavernise (Movimento 5 Stelle) e Raffaele Mammoliti (Pd).
Mammoliti promuove Schlein
«Sono molto fiducioso. Elly Schlein incardina un sentimento di cambiamento profondo, e sono d’accordo lei, ma sono convinto anche che si riferisse al livello nazionale: ci sono molti dirigenti che in questi anni hanno fatto la spola tra il Nazareno e gli incarichi di governo senza vincere le elezioni». Così il consigliere regionale Mammoliti, fresco di nomina alla Direzione nazionale dem, promuove i primi giorni della nuova segreteria. Commentando il tema della puntata, e quindi delle due donne sulla cresta dell’onda politica, Mammoliti ci tiene a sottolineare che «Meloni e Schlein occupano quei posti perché lo meritano, non sono state cooptate al contrario di tante altre».
Per Talerico, Schlein è sostanzialmente la leader di un’area che sostanzialmente l’ha sostenuta. «Parlare di loro come dei capibastone vuol dire negare la stessa natura del suo partito. Niente di nuovo, quindi, neanche nella Direzione nazionale: penso alla sardina Jasmine Cristallo. Non vedo proposte concrete da chi dovrebbe rappresentare una componente avversa all’attuale governo».
Il capogruppo regionale pentastellato Tavernise si augura invece che la Schlein «sposi battaglie che fino ad oggi il partito democratico ha snobbato». Insomma un’apertura prudente che guarda anche al passato: «Anche Renzi diceva che doveva rottamare tutti e poi si è dimostrando più vecchio di quelli che c’erano prima».
Lo scontro Sardone-Manfuso-Talerico
Il momento caldo, se non incandescente, della puntata è rappresentato dallo scontro tra l’eurodeputata leghista Silvia Sardone, la giornalista Sara Manfuso e il consigliere regionale Antonello Talerico.
Sardone si dice contenta del fatto che finalmente il nostro paese abbia avuto un primo ministro donna semplicemente perché «non era mai accaduto, perché far politica per una donna è più difficile che per un uomo». Tra l’altro, Sardone fa notare che oggi spesso le donne hanno ruoli politici perché lo stabilisce la legge. «Sono contraria alle quote rosa - aggiunge -, però vorrei competere ad armi pari con gli uomini, cosa che in Italia non è così facile».
D’accordo con lei Manfuso, secondo cui tutto ciò è un bel segnale: «La verità è che Meloni e Schlein sono due donne con un piglio risoluto, che hanno la forza e i numeri per poter agire e ciò va ben oltre la figurina o l’oasi protetta per i panda. È oggettivo che dobbiamo lavorare molto di più degli uomini».
Talerico però respinge l’assunto che le donne oggi abbiano meno opportunità, basti pensare che il potere giudiziario ha visto un predominio delle donne: «Se una ha carattere e competenze nel suo ambiente riesce a prevalere».
Silvia Sardone non ci sta e si scatena, scambiando la trasmissione per un’arena. Si sente attaccata – per dirla con Talerico, «vede fantasmi da tutte le parti» - e si difende attaccando a tutto spiano. In realtà per larghi tratti si è assistito al trionfo dell’equivoco e dell’incomprensione. Tanto che l’europarlamentare risponde a tono a Talerico - «maschilista», «che c….o dici» - e a Tavernise - «mi può attaccare perché dal punto di vista delle palle ne ho almeno tanto quanto lei, e secondo me magari anche qualcuna in più» - guadagnandosi dall’ex presidente degli avvocati catanzaresi il titolo di «razzista» e «maleducata». Ma non finisce certo qui, lo scontro continua a più riprese, ma non scompone la perfida conduttrice. Uno scontro tutto da guardare con popcorn e una bibita fredda accanto.
Castellina: «Meloni? Mai fatto battaglie per i diritti delle donne»
A ristabilire l’ordine, dopo la carrellata di perfidie di Enzo Filia, è la giornalista Luciana Castellina, che sostanzialmente conferma il concetto di Talerico: «Se si fosse trattato di due uomini, non sarebbe venuto in mente a nessuno di parlarne. Lo facciamo perché sono donne e sono una razza a parte? Ma le donne sono ormai la maggioranza nella magistratura, nel settore sanitario. In tantissimi posti le donne hanno mostrato di essere intelligenti e possono fare».
Castellina chiarisce il suo concetto quando spiega che le donne sono per fortuna differenti tra di loro, e diverse dai maschi. «Se devo parlare delle differenze tra Meloni e Schlein, potrei dire che oltre ad essere differenti per carattere, intelligenza, cultura, storia, sono differenti anche nell’essere donne. Mentre la Schlein è una che ha combattuto e combatte perché le donne abbiano pieno riconoscimento del valore di quel che sono, la Meloni francamente è una donna che ha avuto successo, ma una battaglia per questi diritti delle donne non l’ha mai fatta, anzi al contrario è stata quella di dire state a casa a fare figli. Sono differenti perché è differente la loro storia e la loro scelta politica, non perché c’è qualcosa di uguale fra di loro».
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