Desta qualche preoccupazione l’allarme lanciato dal capo della direzione generale della Commissione Ue, Marc Lemaitre, durante la sua audizione nella commissione Sviluppo regionale del Parlamento europeo. L’economia del Sud è in affanno, nel Mezzogiorno gli investimenti pubblici sono calati in maniera consistente e oggi sono al livello più basso di sempre: meno dello 0,4 % del Pil" del Mezzogiorno stesso, «in Europa centrale siamo vicini al 4%, quindi dieci volte di più. La politica di coesione – afferma Lemaitre - può essere efficiente solo se non ci sono allo stesso tempo tagli alla spesa pubblica nazionale e dovrebbe essere complementare agli sforzi nazionali, ma nel Mezzogiorno non è così».

 

Le risorse in campo

E’ esattamente questo il nodo cruciale, la politica di coesione, della quale si parla in maniera cristallina già nel Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, che ha rappresentato uno dei principali strumenti di lotta diretta agli squilibri socio-economici tra gli Stati membri. È complicato oggi parlarne, sapendo che tutte le istituzioni europee saranno rinnovate nei prossimi mesi. Ma la Commissione Europea ha presentato la proposta definitiva del quadro finanziario pluriennale o bilancio comunitario che traduce in termini finanziari le priorità politiche dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027 e la la politica di coesione, di cui parliamo oggi, ne rappresenta il settore più importante in quanto è la principale voce di spesa.

 

Un campanello d'allarme

Il monito del capo della direzione generale della Commissione Ue rappresenta un chiaro campanello d’allarme, occorre quindi che al contempo non vi siano tagli alla spesa pubblica nazionale. I forti tagli alla politica di coesione (7%) e alla politica agricola comune (12%) minano il disegno di un'Europa federale, sociale e dei popoli perché effettivamente la politica di coesione economica, sociale e territoriale rappresenta una componente fondamentale del disegno europeo per promuovere uno sviluppo armonioso e ridurre i divari territoriali e sociali.

 

Il Sud riduce anche la spesa pubblica

I fondi strutturali e di investimento europei sono, o almeno dovrebbero essere “aggiuntivi” rispetto alle risorse che ogni anno gli Stati devono impegnare per il rafforzamento degli obiettivi previsti dalle politiche di coesione e sono quindi uno stimolo importante agli investimenti su specifici temi. La Relazione sui conti pubblici territoriali indica un livello particolarmente basso della spesa per investimenti del settore pubblico allargato in tutto il paese. Ma al Sud si riduce anche la spesa della politica nazionale di coesione territoriale.

 

Swimez: più ombre che luci

È un quadro con più ombre che luci quello dipinto dall’ultimo Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno. La spettacolare compressione degli investimenti pubblici, nel Mezzogiorno come nel resto del paese, rappresenta una scelta di politica economica decisamente preoccupante per il futuro del paese, e in particolare delle sue aree più deboli. Ma come far fronte alla situazione e favorire un vero rilancio del Mezzogiorno? "Per assicurare al Sud non solo la tutela dei diritti sociali e di cittadinanza, ma anche quei guadagni di competitività necessari a riavviare il sistema economico su di uno stabile e robusto sentiero di sviluppo - si legge nel documento -, è necessaria una Pubblica Amministrazione efficiente, efficace e trasparente”. 

 

Una grande frenata alle porte?

In assenza di politiche adeguate il rischio di una “grande frenata” è alle porte. Per evitarlo occorre intervenire con misure importanti, rilanciare gli investimenti pubblici, volano dello sviluppo di un Paese, migliorare la capacità di progettare e realizzare infrastrutture strategiche utilizzando i fondi strutturali europei in maniera più efficace. L’auspicio, dunque, è ripensare il modello di sviluppo del Sud attraverso un sistema efficace di governance territoriale e rafforzare l’azione pubblica. Solo così sarà possibile ridurre il divario con il resto del Paese.