Qualcuno sostiene che l’umiltà, l’empatia, la disponibilità verso gli altri siano le uniche forme di nobiltà riconosciute a noi calabresi. Non è vero. C’è il senso del sacrificio, nelle sue accezioni più belle di dedizione, abnegazione, disinteresse; aggiungo la determinazione, la perseveranza, il coraggio e la creatività. La “nobiltà” della gente di Calabria sta in queste cose, che spesso gli altri non riescono a capire ma che trasudano dalla storia in questa meravigliosa e sfortunata regione. Una nobiltà che io vorrei riempisse di significato la parola “responsabile”, che la legge lega alla parola “direttore” – ruolo che da oggi io assumo ufficialmente – ma che ha senso solo se è patrimonio di un intero corpo redazionale, di quegli straordinari giornalisti che voi conoscete e che hanno tantissimo da dare in termini di esperienza e umanità, a me come a tutti voi.

Dobbiamo essere una redazione “responsabile” perché, se la reputazione dei calabresi in Italia e nel mondo non è quella che meriteremmo, è anche in quanto non siamo riusciti – come intera categoria di giornalisti – a contrastare una visione legata ai cliché e agli stereotipi che condanna la Calabria a essere marchiata per le nefandezze della sua minoranza peggiore, anziché ammirata per la bellezza e la forza della sua parte migliore (e nettamente maggioritaria).

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Una redazione “responsabile” perché, se le strade sono colabrodo, se le città sono sporche, se i ponti che servono crollano e intanto si stanziano somme strabilianti per ponti che non si faranno mai, se le attività commerciali pagano il pizzo, se le mafie possono cambiare tranquillamente volto, se la burocrazia è un ostacolo insormontabile in questa terra, allora bisogna andare al fondo del problema e non fermarsi ad una comoda narrazione di superficie. Una redazione “responsabile” perché l’orgoglio è più forte del pregiudizio, ma se l’orgoglio non si tira fuori vince sempre il pregiudizio.

Una redazione “responsabile” perché ormai non sono solo i giovani ad emigrare, perché in tanti si arrendono e preferiscono andare via “tanto qui non c’è niente”. E allora tocca anche a un’informazione sana ed efficace contribuire a costruire le strade del ritorno, a fare in modo che chi se n’è andato possa pensare a un futuro dove ci sono le sue radici, senza trovare ostacoli insormontabili ad ogni passo.

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Una redazione “responsabile” perché, se in Calabria esistono cialtroneria e disinformazione, se qualcuno utilizza a proprio piacere la macchina del fango, probabilmente il giornalismo sano, serio e rispettoso delle regole e delle persone non è riuscito a far comprendere la differenza tra quelle cose e ciò che è vera informazione.

Una redazione “responsabile” perché la libertà di espressione consiste sì nel riconoscimento e nel rispetto di chi ha opinioni diverse, ma solo a partire della pretesa forte che nessuno possa impedire all’altro di viaggiare nella direzione che ha scelto. Le nostre posizioni e le nostre idee sono dichiarate e trasparenti, nel rispetto di un’opinione pubblica che può liberamente premiarci e sostenerci (come sta facendo ogni giorno di più) oppure criticarci e non seguirci, ma nessuno può pensare di metterci il guinzaglio.

Una redazione “responsabile” perché da qualche tempo LaC Network si è data l’obiettivo di rafforzare la propria presenza tra i maggiori leader dell’informazione Mezzogiorno e di affermarsi come player nazionale, guardando anche oltre i confini dell’Italia. Un’impresa che solo un corpo giornalistico forte e motivato può sostenere. Un’impresa che solo alcuni anni fa sarebbe stata impossibile far partire dalla Calabria, ma oggi è realizzabile grazie al sogno di un gruppo visionario come Diemmecom – Pubbliemme – ViaCondotti21.

Una redazione “responsabile” perché, come scriveva Corrado Alvaro, “è ridicolo che io ti chieda scusa del tempo, del secolo, dell’epoca, del mondo come va. Ma ognuno è responsabile del suo tempo”. Una redazione “responsabile” perché da oggi parte il mio incarico di direttore responsabile di LaC News24 e di direttore di LaC Network che il nostro Editore Domenico Maduli ha deciso di affidarmi. E io, che per amore della mia terra ho scelto di stravolgere i miei progetti di vita rispondendo alla chiamata, ora chiedo ai miei giornalisti e a tutti voi – che ci sostenete in tantissimi ogni giorno – di aiutarci a riempire di senso e futuro il nostro lavoro. Un lavoro che, da buoni calabresi, è fatto dei nostri mattoni buoni: onestà, umiltà, lealtà, coraggio.