E ora, presidente? Roberto Occhiuto, neoeletto alla guida della Regione Calabria, ha una opportunità mai offerta a nessuno dei suoi predecessori: può passare alla cassa e alla storia. Il come dipende dalle sue scelte. E, diciamolo subito, dal suo carattere: peserà più l'orgoglio ostentato (e apparso reale, nel suo discorso di investitura: ha detto che non si farà condizionare da nessuno) o la necessità di fare da punto di equilibrio di poteri contrastanti (e qui mi fermo, perché sulle istituzioni e i loro rappresentanti si addensano ogni sorta di attese, pressioni, richieste, influenze)?

Occhiuto ha fatto notare di aver rinunciato a un ruolo nazionale (capo del gruppo di Forza Italia alla Camera), per la presidenza della Regione. E qui, va bene tutto, ma diciamola: il presidente di una Regione è più di un ministro, specie adesso che arrivano tanti soldi. E la legislatura nazionale è entrata nella fase finale, mentre la presidenza della Regione comincia.

Le cose toste sono altre. Nonostante i trucchi e le rapine nascoste (persino male) a danno del Sud nel Pnrr di Draghi, il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, dovrebbero arrivare nel Mezzogiorno un sacco di soldi (se non ci rubano pure quelli rimasti, nel silenzio complice dei rappresentanti del Sud in Parlamento e dei presidenti delle Regioni meridionali). È vero che gran parte di quelle risorse dovrebbero essere spese dai Comuni, poi dal governo, e solo in parte minore dalle Regioni (almeno sulla carta, visto che il governo calpesta ogni indicazione della UE e agisce con orientamento total-padano); ma le Regioni potrebbero avere lo stesso un ruolo rilevante, praticamente di guida nella gestione di quei miliardi, pur se ufficialmente nella disponibilità di altri.

Un esempio per tutti: oltre la metà, forse addirittura i due terzi (i conti non sono facili, per le troppe reticenze e furbate da giocatori delle tre carte infilate dal governo nel Pnrr, a confondere le acque: basterebbe la porcata dei bandi per assegnare i soldi per gli asili alle città del Nord che già li hanno, sottraendoli a quelle del Sud che ne sono prive; roba che in un Paese serio avrebbe comportato le dimissioni del governo, per la vergogna), sino ai due terzi dei soldi, ripeto, dovrebbero essere spesi dai Comuni. E la maggior parte della somma che, con il Recovery Fund (o Next Generation EU), l'Europa manda in Italia dovrebbe essere spesa al Sud, pur se il governo ha taglieggiato senza freni. E saranno i Comuni meridionali a doverli spendere, ma non hanno gli uffici di progettazione né il personale adeguato, per numeri e competenze.
La Regione, quindi, come suggerito un paio di mesi fa dal professor Gianfranco Viesti, potrebbe costituire una cabina di regia, per mettere le sue strutture a disposizione dei Comuni o in sinergia con quelle dei Comuni, ove ce ne fossero, ma insufficienti. A questo modo, i programmi e i soldi della Regione e quelli dei Comuni potrebbero pure essere armonizzati e rendere molto più, evitando la duplicazione di studi, spese, procedure...
Su quei soldi sono in volo avvoltoi di ogni specie, soprattutto della peggiore. Il rischio che si dissolvano in mille rivoli e poche opere è altissimo (vi dice niente il disastro Sanità in Calabria?). Le pressioni saranno enormi e sicuramente quei potentati “prenditori” non sono rimasti estranei alla campagna elettorale, anche se con i loro volti non sempre in chiaro.

Occhiuto può essere il presidente della più grande impresa di rinascita della Calabria o del più grande fallimento (e sarebbe irrimediabile) di sempre. Non conosco il presidente, devo con onestà dire che finora non ho avuto l'impressione che lui possa essere l'uomo del miracolo della Calabria. Ma mi ha colpito quell'espressione di orgoglio, che spero vivamente vera, sentita, frutto di carattere. Perché sul carattere si può scommettere.

Le premesse non sono rasserenanti: la candidatura a presidente di Roberto Occhiuto fu presentata a Vibo Valentia, con il senatore Giuseppe Mangialavori che si dichiarava “co-presidente” (cosa vuol dire?); a sostegno (tutoraggio?) della campagna elettorale sono arrivati i fondatori di Coraggio Italia, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti (il porto di Genova e la Liguria sono storicamente i peggiori avversari del porto di Gioia Tauro) e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, con il Veneto che è in prima fila, con Lombardia ed Emilia Romagna, per quella Autonomia differenziata con cui le Regioni più ricche intendono sottrarre ulteriori risorse alle più povere.
Ma può trattarsi delle alleanze necessarie per vincere. Ora, Roberto Occhiuto il risultato lo ha raggiunto e può fare davvero quello che dice: agire senza farsi condizionare da nessuno. Pensare che glielo lascino fare senza tentare nulla per impedirglielo è inimmaginabile. Il grumo di poteri, persino criminali, che si porrà di traverso è terribile. La Calabria, attraverso la (mala)gestione della Sanità, l'hanno letteralmente spolpata, per decenni, senza differenze fra centrodestra e centrosinistra. E Occhiuto ha già chiesto la fine del disastroso commissariamento di Stato della Sanità o che lui stesso sia nominato commissario. Una prima mossa, quasi obbligata, d'accordo, ma intanto l'ha fatta.

Restano macigni, però sulla sua strada: cosa farà Occhiuto contro la devastante Autonomia differenziata voluta dal Nord? Cosa contro il furto delle risorse del Recovery Fund destinate al Sud e scomparse dal Pnrr? Cosa per far immettere il porto di Gioia Tauro fra gli approdi delle rotte della seta, monopolizzate da Genova e Trieste in spregio a tutti i più raggiungibili porti del Sud? Cosa per il Ponte sullo Stretto, senza il quale l'interconnessione economica delle regioni meridionali e con il Nord non può esistere? E per le linee ferroviarie mancanti o antidiluviane, specie lungo la costa jonica? E l'interminabile 106, la strada più incompiuta di sempre?

Ogni volta, per le cose da fare al Sud, si è posta la questione delle risorse mancanti (perché tutte o quasi impiegate a Nord). Ora, questo argomento dovrebbe cadere, se non riusciranno a portarci via, dal Pnrr, anche quello che è rimasto dopo la razzia nordica per mano governativa.
All'interno del Consiglio regionale, persino nell'opposizione (da Amalia Bruni a Ferdinando Laghi), Occhiuto ha eccellenze calabresi su cui poter contare, se si riuscisse a trovare, nel rispetto dei ruoli, una intesa su alcune cose irrinunciabili per la Calabria.
A volte, ripeto, il potere più grande è il carattere. Se quell'orgoglio che il presidente Occhiuto ha inteso mostrare è vero, ed è sostenuto da una volontà adeguata, lo scopriremo presto. Resta un dato che conviene ripetere: nessuno prima di lui ha potuto disporre di condizioni e risorse tali.
Scelga lui come passare alla storia, perché di questo si tratta.