Finalmente l’assemblea del Pd cosentino che doveva celebrare le gesta del governatore Oliverio si è tenuta. Nicola Oddati, inviato da Zingaretti come osservatore dell’iniziativa ha preso atto dei segnali e dei moniti lanciati dai soliti notabili locali. Alla fine della fiera, nonostante anche le sottili minacce politiche, non si è mosso di un millimetro dallo spazio di manovra che gli aveva affidato la segreteria nazionale. Nessun via libera alla ricandidatura di Oliverio. Nessun via libera alle primarie. La candidatura del presidente è tutta da costruire, dichiara alla stampa. Le parole di Oddati, dunque, non lasciano spazio ad interpretazioni. Eppure, sotto la regia di Nicola Adamo, Mario Oliverio, il tentativo di impressionare la segreteria nazionale lo aveva costruito fin nei minimi particolari.

 

Aveva finanche assoldato un difensore d’ufficio, l’europarlamentare Andrea Cozzolino, il quale, proprio in Calabria pochi giorni fa aveva incassato una messa di preferenze proprio dal “sistema” Oliverio e a scapito di Franco Iacucci. Incassata la parcella, Cozzolino è sceso a Cosenza per recitare la sua arringa pro Oliverio. Una difesa poco credibile e super interessata.

 

Enza Bruno Bossio, invece, ha cercato velatamente di delineare una Santa alleanza meridionalista a difesa della candidatura non solo di Oliverio ma anche di Emiliano in Puglia e De Luca in Campania. Della serie: “caro Zingaretti ti faremo la guerra da Sud”. Patetica.

 

Mario Oliverio ha addirittura consegnato il dossier dei grandi cambiamenti della Calabria sotto la sua gestione. Peccato che i calabresi non se ne siano accorti. Insomma, ieri all’hotel San Francesco di Rende, è andata in onda una rappresentazione della Calabria che non ha rispondenza con la realtà. Nessuno si è chiesto, oppure ha chiesto conto a Oliverio e ai suoi notabili, generali e colonnelli, per esempio, dei disastri elettorali di questi ultimi 5 anni, dei disastri elettorali delle politiche, dei sondaggi che individuano proprio nella candidatura di Oliverio il massimo punto di debolezza per la ripresa del Pd e del centrosinistra in questa regione. Nessuno ha chiesto conto al governatore delle mancate riforme dell’impianto istituzionale della Regione, del fallimento dei Corap, del collasso della sanità, delle cene con i tedeschi, della mancata velocizzazione della spesa, della disoccupazione giovanile ai massimi livelli.

 

I musicanti del Titanic, Enza Bruno Bossio, Adamo, Romeo e tutti gli altri, continuano a suonare la marcia di Radetzky mentre stanno sprofondando negli abissi. Tutto ciò, perché sostanzialmente non vogliono vincere, ma sono esclusivamente interessati a mantenere la loro miserabile scialuppa di salvataggio per il potere. A Cosenza, ieri è andato in scena il teatrino dei naufraghi di un sistema che ha contribuito a distruggere la Calabria.

 

Nicola Oddati, responsabile del Mezzogiorno per la segreteria nazionale, tuttavia, non è caduto nella trappola. Forse è il segno che questa volta il segretario nazionale del Pd vuole andare fino in fondo. Forse i vertici romani del Pd hanno compreso che è arrivata l’ora di estirpare definitivamente un ceto politico che in Calabria ha distrutto la credibilità di tutta la sinistra. La freddezza di Oddati, evidentemente, non è sfuggita all’oligarchia oliveriana.

 

In serata per raccogliere capre e cavoli, e arginare la salata del responsabile del mezzogiorno per il Pd, il segretario provinciale del Pd cosentino, Luigi Guglielmelli, ormai ridotto ad usciere della Cittadella, cerca di arginare le falle mediatiche sull’iniziativa faendo circolare una posizione grottesca e alla quale alcuni organi d’informazione hanno abboccato come pesciolini. Secondo la versione del Pd di Guglielmelli, infatti, l’assemblea si sarebbe pronunciata a favore di Oliverio. Una bufala. L’assemblea non si è pronunciata affatto. Il consesso, infatti, seguendo un vecchio vizio “comunista”,  è stata dominato dagli interventi dei notabili, i quali hanno indicato la linea. Enza Bruno Bossio, Giudiceandrea, Aieta hanno aperto le danze. Il napoletano Andrea Cozzolino ha suonato la grancassa e Oliverio ha fornito lo spartito. Una furbizia. La banda dei quattro che tiene in mano il destino del Pd calabrese sa benissimo che ormai sono una minoranza.

 

All’assemblea di  Cosenza erano presenti circa 200 persone, quasi un terzo di loro è assunta nelle strutture della Giunta regionale. Inoltre, le assenze che si sono registrate erano pesanti. Carlo Guccione, Mimmo Bevacqua, Ernesto Magorno, Franco Laratta e tanti altri. L’assenza più significativa, quella del presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci. Il sindaco di Aiello Calabro, tra l’altro, era candidato alle ultime elezioni europee, e nonostante il tradimento di Oliverio che gli ha preferito il napoletano Andrea Cozzolino, alla fine, è risultato il primo degli eletti, restituendo lo sgarbo ad Oliverio,  con un bel ceffone e i relativi interessi. A ciò si aggiunga, che nella provincia di Catanzaro la federazione è controllata dagli antioliveriani a Vibo idem. Mentre a Reggio Calabria Sebi Romeo non è certamente il dominus e difficilmente riuscirà a portare la maggioranza dei democrat reggini sulle posizioni di Oliverio e Adamo. In queste condizioni il monito di Oddati ha il sapore di uno sbarramento, la candidatura alla presidenza della Regione non può essere divisiva. È evidente, invece, che la pretesa della candidatura di Mario Oliverio a tutti i costi, non solo è divisiva, ma molto di più, è lacerante.

 

Pasquale Motta

 

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