VIDEO | Da domani ristoranti e bar dovranno restare con le saracinesche abbassate a causa dell'istituzione della zona rossa in Calabria: «Non possiamo essere sempre noi a pagare per gli errori degli altri»
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C'è rabbia mista a disperazione tra i ristoratori vibonesi costretti per la seconda volta ad abbassare le saracinesche. Pub, ristoranti e bar potranno lavorare solo da asporto. Costretti alla serrata. Costretti a mandare a casa i dipendenti. «Anche questa volta ho dovuto comunicare ai miei tredici lavoratori l'avvio della cassa integrazione. Sono padri e madri di famiglia. I soldi li vedranno chissà tra quanti mesi. E poi - aggiunge - per cosa? Per 300 euro? Come si fa a mandare avanti una famiglia con questa somma», si domanda amareggiato Giuseppe Fialà, che aggiunge: «Non sono più disposto a pagare per gli errori di altri». Promette battaglia. Chiama i suoi colleghi a raccolta. «Uniamoci e andiamo a Roma – dice - per far presente al Governo centrale l'ingiustizia che stiamo subendo».
È unanime il grido di aiuto dei ristoratori. «La nostra Regione dove i casi di Covid sono poco più di 6mila, non può essere paragonata alla Lombardia - chiosa Mimmo Lo Bianco - dove i casi sono 224mila».
Commercianti che hanno investito importanti somme di denaro per mettere in sicurezza i propri locali: dispositivi sanitari, riduzione dei posti a sedere, pannelli separatori, allestimento di spazi all'aperto. «Soldi buttati al vento». Alla vigilia del nuovo lockdown, in una giornata caotica di corsa agli ultimi acquisti, i ristoratori si preparano ad accogliere gli ultimi ospiti della giornata e poi bisognerà sbaraccare tovaglie, posate, svuotare i frigoriferi e fermarsi, forzatamente. Un'altra volta.