Cibo buono, pulito e giusto. È il filo rosso che unisce i 1752 indirizzi segnalati dalla 34esima edizione della Guida Osterie d’Italia di Slow food. Osterie, agriturismi, enoteche con cucina e ristoranti segnalati per la cucina territoriale, la rigorosa selezione degli ingredienti e il prezzo giusto, sempre entro i 35 euro a persona, bevande escluse.

L’edizione 2024 dell’autorevole atlante gastronomico - la cui tiratura ha ormai superato anche la blasonata Guida Michelin - si è svolta a Vibo Valentia, nel corso di un partecipato evento, ospitato nella sede della Camera di commercio. Sessanta le insegne calabresi inserite in guida, con 13 chiocciole (simbolo di eccellenza) e sei novità. Un intero inserto è dedicato quest’anno al morzello calabrese che contempla quei locali (ovviamente catanzaresi) la cui “offerta e impostazione sono interpreti di una tradizione gastronomica locale, rintracciabili esclusivamente nella regione di appartenenza”.

L’istantanea delle osterie di Calabria la traccia il giornalista Vincenzo Alvaro, coordinatore regionale della guida. «La fotografia è positiva - afferma -, abbiamo una grande tradizione che resiste e non si lascia affascinare dalle mode, rappresentando quel patrimonio alimentare e culturale che noi vogliamo preservare e valorizzare. Il ruolo della guida è proprio questo: andare sul territorio e scoprire quegli osti e quelle ostesse che lavorano in grande sinergia con i produttori locali che, a loro volta, attraverso questo sistema possono sostenersi e tutelare anche la biodiversità che ci appartiene».

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Per la presentazione regionale di Vibo si è scomodato anche il curatore nazionale della guida, Eugenio Signoroni. «La Calabria è una regione che si è andata focalizzando su un’identità ben precisa - ha spiegato -, qui c’è grandissima varietà e questo è un elemento importantissimo per la guida, perché una delle caratteristiche che raccontiamo attraverso Osterie d’Italia è proprio la possibilità per chi viaggia di conoscere posti molto diversi tra di loro. E in questa regione tutto questo emerge con grande forza ed energia. Quello che cerchiamo è il legame con il territorio, che si esprime attraverso la valorizzazione dei prodotti e delle tecniche che guardano al passato ma anche alla contemporaneità e che permettono a chiunque di riconoscere il luogo in cui ci si trova. In questo le materie prime sono fondamentali perché diventano esse stesse ambasciatrici di un territorio».

Provocatoria la scelta di Vibo Valentia come sede per la presentazione regionale della guida. Territorio leader nell’accoglienza turistica, ricco di produzioni d’eccellenza, ma completamente assente negli itinerari disegnati da Slow Food. Nessuna osteria vibonese compare, infatti, nella guida 2024.

«A Vibo abbiamo rilevato difficoltà nell’individuare un’osteria che possa essere considerata nella nostra guida» ha detto Michelangelo D’Ambrosio, presidente di Slow Food Calabria. «Siamo qui proprio per lanciare una provocazione positiva al territorio. Non potevamo infatti ignorare un sintomo che ci segnala che qualcosa non sta funzionando, e pertanto abbiamo chiamato a raccolta gli stakeholder del territorio, gli amministratori e le associazioni di categoria, proprio per raccontare questa suggestione. È il momento di intervenire perché se parliamo di cibo buono, pulito e giusto, una provincia come Vibo non può permettersi il lusso di rimanere indietro rispetto alle altre».

Elementi ribaditi da Vincenzo Alvaro: «Stiamo lavorando su Vibo per far partire da qui un modello di dialogo e collaborazione con gli attori del territorio. Il cibo in Calabria può essere un grande ambasciatore e una provincia come questa, la più grande in termini di accoglienza turistica e quella più esposta al racconto e alla narrazione della Calabria, deve lavorare sul cibo e scegliere la qualità a tavola. Preservare la nostra identità e recuperare tutte quelle materie prime che ci appartengono, senza scimmiottare altri sistemi, può essere la strada vincente per partire da Vibo nel racconto di una Calabria buona, pulita e giusta».

E all’appello hanno rispostole istituzioni locali. Partner dell’iniziativa il comune di Vibo Valentia, presente all’evento con il sindaco Maria Limardo, la Confcommercio guidata da Salvatore Nusdeo, il Gal Terre vibonesi presieduto da Vitaliano Papillo. E, naturalmente, la Camera di commercio ospitante rappresentata dalla componente della giunta Rosalinda Romano che ha rimarcato lo «spirito propositivo e di grande sostegno per l’associazione e soprattutto i produttori locali, che sono parte indispensabile del motore di sviluppo dell’economia territoriale vibonese».

In sala gli osti e le ostesse calabresi segnalati nella guida hanno ricevuto attestati e riconoscimenti, non mancando di dar vita ad un animato dibattito nel corso del quale sono emerse anche le distorsioni e i limiti del mondo della ristorazione e delle produzioni alimentari.

Nei locali adiacenti alla sala Murmura, poi, il parterre dei produttori dei presidi Slow Food della provincia ha allestito una degustazione all’insegna della qualità e dei valori cari all’organizzazione, rimarcati dal presidente di Slow Food Vibo, Giuseppina Anastasi: «Abbiamo deciso di coinvolgere le istituzioni e quanti si occupano di cibo - ha detto la responsabile della condotta vibonese - sperando di smuovere le coscienze e che la cultura “slow” entri nella mentalità del territorio. Speriamo che sia uno dei primi eventi in collaborazione con gli enti e con tutti coloro che sono interessati al cibo buono, pulito e giusto, perché il cibo è identità, cultura e ricchezza».