Su corso Michele Bianchi a Vibo Marina questa mattina si è presentata la ruspa che avrebbe dovuto iniziare i lavori di costruzione di un pontile per l’attività nautica da diporto all’interno del borgo dei pescatori. Ad opporsi alle operazioni è la famiglia Gambardella, storici pescatori che in quella spiaggetta di 25 metri ci vivono e ci lavorano. Una tradizione che si tramanda da duecento anni e che rischia di essere bruscamente interrotta dopo che la Capitaneria di porto di Vibo Marina ha autorizzato l’associazione onlus dall’Alba al Tramonto a costruire un pontile che inevitabilmente impedirà ai pescherecci di sostare in quel luogo.

«Capitaneria concede spazio già occupato»

A rischio c’è la sopravvivenza di sette nuclei familiari, una quarantina di persone in tutto, che vivono di pesca e che stamattina hanno presidiato l’ingresso del borgo per impedire i lavori. Un’opposizione motivata da un presunto errore commesso dalla stessa Capitaneria di Porto che, stando a quanto sostiene l’avvocato Caterina Messina, «ha concesso uno spazio già occupato». I permessi concessi a suo tempo alla famiglia Gambardella sono scaduti a dicembre 2020. Quattro mesi prima però, esattamente l’8 agosto 2020, la Capitaneria di porto ha concesso l’uso dello specchio d’acqua all’associazione onlus. Un’ingiustizia per Adriano Gambardella proprietario di uno dei pescherecci: «Viviamo qui da oltre duecento anni – dice – con regolare concessione, perché non siamo stati interpellati dalle autorità che sapevano della nostra esistenza e del nostro lavoro?».

«Giù le mani dal nostro mare»

Ad opporsi al pontile anche Luciano De Leonardo 81 anni, pescatore, come i suoi genitori: «Sono nato su un peschereccio, mia madre è stata la prima comandante donna che guidava una barca da pesca a Vibo Marina. Sono cresciuto qui, in una delle casette costruite nel piccolo borgo dei pescatori. Vogliono mandare via le nostre imbarcazioni. Perché non costruiscono il pontile 20 metri più avanti? Qui ci sono le nostre barche». Cinque pescherecci e dieci piccole imbarcazioni da appoggio. «Dove le mettiamo? Questi mezzi rappresentano il nostro lavoro, la nostra sussistenza. Ecco perché impediremo con tutte le nostre forze questi lavori».

«Nessuna prevaricazione»

Sul posto la Digos, gli uomini della Capitaneria di porto e alcuni iscritti dell’associazione dall’Alba al Tramonto. «Abbiamo ottenuto la concessione un anno fa e ci impediscono di entrare – afferma il segretario della Onlus, Annunziato Cosso – avremmo dovuto iniziare i lavori già a gennaio, ma l’opposizione dei pescatori ha frenato il nostro progetto. La nostra associazione – sottolinea – non ha scopo di lucro, questo significa che non guadagneremo niente con questa operazione». Chi ci perderà, invece, saranno solo i pescatori. Ma sul punto Cosso rassicura: «Le imbarcazioni non devono abbandonare il borgo, ma semplicemente spostarsi per non intralciare la costruzione del pontile. Da parte nostra – conclude – non c’è alcun tipo di prevaricazione, anzi siamo disponibili a qualsiasi soluzione purché ci lascino costruire il pontile».