«Lega e M5s come tutti gli altri partiti», precari calabresi a Roma

Disattese le promesse di stabilizzazione, domani una delegazione calabrese dei tirocinanti della Giustizia manifesterà davanti alla sede del ministero: «Da otto anni lavoriamo in nero. Ora basta!»

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di Marco  Lefosse
24 giugno 2019
10:08

Tornano a protestare i tirocinanti della giustizia. Dopo mesi di attesa e speranza, confidando nelle buone intenzioni del governo Lega-5 Stelle che politicamente ha sempre espresso volontà di voler affrontare e risolvere la vertenza, i circa duemila lavoratori precari ritorneranno in piazza. Per loro, ancora, non ci sono risposte.

Appuntamento martedì 25 giugno, alle ore 10, a Roma, quando una delegazione dei tirocinanti della giustizia  sfileranno davanti al dicastero di via Arenula.


«Da otto anni lavoriamo in nero» 

«Al momento – si legge in una nota dei lavoratori - seppur prevedendo (la legge di stabilità) un corposo piano di assunzioni in tutte le aree professionali del personale amministrativo degli Uffici Giudiziari, si ritiene insoddisfacente l'attenzione dedicata a questa categoria di operatori che da oltre 8 anni svolgono “lavoro nero”».

«Lega e 5 Stelle come tutti gli altri governi»

Sono circa 2000, dicevamo, i lavoratori, tra quelli che hanno completato l’esperienza nell’ufficio del processo e coloro che hanno continuato il percorso con gli enti locali, «ad oggi nulla si è fatto in più e di diverso rispetto alla precedente gestione governativa, che prevedeva solo 300 assunzioni per operatori giudiziari. Ci spiace dirlo – aggiungono - ma nei nostri confronti non registriamo quel cambiamento che pure ci saremmo aspettati. Il Ministro Bonafede conosce personalmente le difficoltà in cui versa il personale amministrativo e gli Uffici Giudiziari ed è sceso in piazza al fianco dei tirocinanti con i due VicePremier Di Maio e Salvini».

Nessuna decisione risolutiva

Il guardasigilli come primo atto alla naturale scadenza del precedente tirocinio del 31 dicembre scorso «ha pensato bene di lasciare tutti a casa, creando gravi difficoltà alle famiglie e non da meno agli uffici giudiziari, sostenendo che ci sarebbe stata un’inversione di tendenza», ma ad oggi, a quanto pare, per i duemila operatori non si offre nessuna prospettiva e la loro dignità viene «calpestata per l’ennesima volta con un numero irrisorio di assunzioni che non può lasciarci indifferenti».
«Domani mattina – conclude la nota - continueremo a lanciare il nostro grido ritenendo che questo governo ancora possa fare molto per i lavoratori e per la giustizia»

Giornalista
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