VIDEO | Il parco termale che sorge sul territorio di Acquappesa e Guardia Piemontese rischia di rimanere chiuso al pubblico dopo quasi un secolo di attività
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I dipendenti delle Terme Luigiane tornano a chiedere alle istituzioni dignità e lavoro. Questa mattina un folto gruppo ha occupato l'area di ingresso di una delle strutture del compendio che sorge sul territorio di Acquappesa e Guardia Piemontese, mostrando cartelloni e striscioni per protestare contro il mancato avvio della stagione lavorativa. Tale circostanza potrebbe condurre, di qui a breve, a un licenziamento collettivo di 250 persone.
Il pugno duro dei sindaci
Il parco termale è gestito dal 1936 dalla società Sateca, che ha usufruito di due proroghe dopo la fine del contratto avvenuta il 31 dicembre 2016. La società è stato incaricata dal prefetto di proseguire le sue attività fino a quando non ci sarà un nuovo gestore, da individuare mediante un nuovo bando pubblico. Ma per motivi ancora poco chiari, i sindaci dei due Comuni, Francesco Tripicchio e Vincenzo Rocchetti, hanno dato vita a una serie di iniziative che, di fatto, hanno costretto la Sateca a gettare la spugna. Una su tutte, la decisione di ridurre l'utilizzo delle acque termali al 12%, una quantità ritenuta dai gestori talmente irrisoria da convincerli a scartare ogni possibilità di poter dare il via alla prossima stagione termale. Dal canto loro, sindaci non sono finora stati in grado di trovare alcuna alternativa e ad oggi non hanno neppure pubblicato il bando di gara per il nuovo affidamento.
L'occupazione pacifica
Così, parte dei 250 dipendenti si è riunita questa mattina e ha dato vita a una manifestazione pacifica che, dicono i diretti interessati, continuerà ad oltranza. I lavoratori chiedono espressamente l'intervento risolutore delle istituzioni, nonché quello della Regione Calabria, proprietaria delle sorgenti dalle acque solfuree, date in concessione ai Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese. Nonostante le proteste incessanti degli ultimi mesi, nessun ufficio è riuscito a risolvere la situazione, tanto meno ha chiesto conto ai due sindaci del loro operato, finalizzato alla fine della gestione Sateca, impropriamente chiamata "monopolio", senza che ce ne sia apparentemente un motivo valido.