Dopo gli scontri di due giorni fa tra le due amministrazioni di Acquappesa e Guardia Piemontese, e la Sateca, continua a suon di note a mezzo stampa la battaglia, che vede come attori protagonisti da un lato i sindaci Francesco Tripicchio e Vincenzo Rocchetti, e dall’altro l’azienda che gestisce da oltre 80 anni gli impianti delle Terme Luigiane.

Battaglia tra i sindaci e Sateca

A firma di Tripicchio e Rocchetti è il comunicato diffusosi già nelle prime ore di questa mattina, in cui i due sindaci fanno i conti in tasca al gestore degli impianti indicandolo come chi si nasconde dietro bugie e strumentalizzazioni, parlando anche dei numeri dei dipendenti non veritieri.

Secondo la nota, infatti «L’Azienda Sanitaria Provinciale, per l'anno 2018 (ultimo dato disponibile) ha acquistato dalla Sateca prestazioni termali in convenzione per la complessiva somma di oltre 2 milioni e 700mila euro annui.» Conti ai quali, si legge ancora «devono essere aggiunte le prestazioni termali a pagamento fuori convenzione, stimabili (il dato è in corso di verifica) anch'esse in circa 2 milioni e 700mila euro». Un affare milionario, a quanto pare, mentre ai due comuni ogni anno rimangono solo 18mila euro.

E nemmeno stavolta si fa attendere la contro risposta Sateca, che smentisce questa ultima affermazione riguardante le prestazioni non a carico del Servizio Sanitario, che a suo dire sono di un settimo di quella dichiarata dai sindaci.

A essere presi di mira anche l'erroneo numero dei dipendenti, 44 in tutto secondo i primi cittadini di Acquappesa e Guardia Piemontese «assunti, per assurdo, per 12 mesi (ma sappiamo che così non è)» dichiarano. Mentre la Sateca precisa che la cifra si riferisce non al numero totale – 250 – ma esclusivamente al personale impiegato al Grand Hotel, e che se così realmente fosse «visto che l’azienda nel 2018 ha avuto un costo totale del personale pari a 2 milioni e 400 mila euro circa, ciascun dipendente avrebbe portato a casa la bellezza di quasi 55.000 euro.

Un continuo botta e risposta, insomma, quello tra amministrazioni e gestore, che da una parte fa riferimento ad «un tesoro che» da quel che dicono i sindaci «metterebbe al sicuro non solo i fantomatici 250 lavoratori, ma anche le famiglie di questi ultimi per almeno tre generazioni»; e dall'altra parla di una «totale ignoranza della realtà che per soggetti che si apprestano a gestire l'attività termale è quantomeno inquietante».

La ricostruzione degli scontri

Ma cosa è accaduto la mattina del 5 febbraio? Due giorni addietro, i due amministratori dei territori costieri cosentini, accompagnati da polizia e polizia municipale, si sono recati presso gli impianti, al fine di procedere all’apprensione dei beni, visto che, come ha dichiarato uno dei due sindaci, il termine ultimo per la loro consegna sarebbe dovuto essere il primo febbraio. Non è però della stessa idea la Sateca, che si sarebbe rifiutata di procedere alla consegna, ma solo per la mancata certezza circa la dovuta documentazione.

L'assenza di un titolo esecutivo richiesto, ha fatto sì che i legali della Sateca, il suo avvocato e qualche dipendente, volutamente ostruissero il passaggio degli amministratori e delle forze dell'ordine davanti al cancello delle terme. Situazione che ha causato qualche problema di ordine pubblico, come il ferimento di un agente della polizia municipale, il quale ha dovuto ricorrere alle cure in ospedale.

Nonostante la situazione non troppo tranquilla, e l'ostruzionismo da parte della Sateca, le due amministrazioni sono riuscite a riappropriarsi dello stabilimento San Francesco, ma il disordine ancora abbastanza presente, ha spinto i due sindaci, di comune accordo con le stesse forze dell'ordine, a rinviare di qualche giorno le attività di apprensione.

L'intervento della polizia

Non si fa attendere la nota dell'azienda, diffusa nello stesso pomeriggio, in cui si parla di «inaudito sopruso», in riferimento «allo spoglio violento di beni detenuti da Sateca, riconosciuti come indispensabili per svolgere le attività di servizio termale».

Parole forti, che continuano indicando reati in flagranza ed al cospetto delle forze dell'ordine, e di una vera e propria carica da parte della polizia.

Di tutt'altro parere però Tripicchio e Rocchetti, che hanno denunciato gli illeciti presso gli uffici delle autorità giudiziarie tramite la redazione di un verbale e un video integrale, riservandosi di integrare altre documentazioni al fine di perseguire tutti gli altri reati.