Sulla esclusione degli scali del Sud dal bando “Green Ports”, il vice ministro Bellanova annuncia battaglia mentre gli operatori di Uniport sembrano mollare la presa. A Gioia Tauro almeno per ora la partita della divisione di 270 milioni di euro, destinati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’abbattimento del fabbisogno energetico, è sembrata passare in secondo piano – anzi depennata - durante il convegno organizzato dall’associazione che raggruppa le imprese portuali.

Che, proprio organizzando la tavola rotonda conclusa dal vice ministro Teresa Bellanova, avevano fatto la voce grossa – con un insistente battage mediatico – sulla lamentata sperequazione tra porti del Nord e del Sud, salvo poi non accennare minimamente alla patita esclusione.

Ed era stata la stessa esponente renziana a spiegare, di certo implicitamente, questo cambio di rotta quando, qualche ora prima di partecipare all’iniziativa organizzata sulla banchina del porto dal direttore del terminalista locale, Antonio Davide Testi – che di Uniport è presidente onorario – aveva risposto ai giornalisti sul punto specifico.

«Il bando è una sfida aperta – ha detto – perché noi sappiamo che i finanziamenti passati non devono essere motivo per dire che non ci devono essere, sulla stessa materia, nuovi finanziamenti». Allude alle divergenze in corso, quindi, la responsabile del dicastero dei porti che, poi, rispetto al bando curato dal ministero della Transizione ecologica sottolinea: «Abbiamo aperto una interlocuzione con il ministro Cingolani e vogliamo coinvolgere le Autorità di sistema e il partenariato sociale».

Insomma, c’è una frattura – visioni diverse dentro il governo – e per questo, probabilmente, le imprese riunite hanno voluto tirare il freno, visto che di questo tema non si è parlato nella tavola rotonda a cui, forse per via del concomitante insediamento del consiglio regionale, non ha partecipato o assistito nessun componente della giunta Occhiuto.