Luca Falbo, ventitreenne calabrese e rappresentante degli studenti alla Sapienza: «Può offrire ai tanti calabresi emigrati la possibilità di tornare a casa, vicino alle proprie famiglie, senza rinunciare al lavoro»
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Smart working, nel riquadro lo studente universitario calabrese Luca Falbo
Sullo smart working che potrebbe salvare la Calabria, ne parliamo con uno studente universitario calabrese. Luca Falbo, 23 anni, è uno studente di medicina e attivista originario di Rovito, in provincia di Cosenza. Trasferitosi a Roma per studiare alla Sapienza, è rappresentante degli studenti in Facoltà e si distingue per battaglie a favore di un tirocinio libero, l’installazione delle tampon box e contro il caro affitti con la “protesta delle tende”, per cui ha deciso di ricandidarsi quest’anno.
Luca, allora lo smart working può salvare le aree interne interne del sud? O rischia di essere un'occasione mancata?
«Investire nel lavoro a distanza potrebbe fermare lo spopolamento e riportare giovani e professionisti nelle aree interne, ma serve l'impegno concreto delle istituzioni. Lo smart working rappresenta una delle opportunità più concrete per contrastare lo spopolamento delle aree interne del Sud Italia».
Oltre alle possibilità occupazionali, cosa può portare di positivo il lavoro a distanza?
«Certamente offre una nuova dimensione di vita che unisce benessere, risparmio e legame con il territorio. Come sottolineato da Franco Laratta nel suo editoriale, questa modalità di lavoro potrebbe favorire il ritorno di tanti giovani costretti a trasferirsi al Centro-Nord per mancanza di opportunità»
Vivere e lavorare nel proprio paese d'origine, avrà certamente tanti vantaggi.
«Sicuramente, perché consente di godere di una qualità della vita nettamente superiore e di costi più contenuti, è una prospettiva reale resa possibile dalle tecnologie digitali. Tuttavia, senza investimenti in infrastrutture digitali – connessioni veloci e stabili, spazi attrezzati per il coworking, incentivi fiscali per chi rientra – rischia di rimanere un'illusione»
La Calabria soffre molto. Lo spopolamento sta accelerando
«La Calabria è una delle regioni più belle d'Italia, ma non può essere lasciata vuota della sua essenza: le persone che la popolano. Il verde delle montagne della Sila, il blu intenso dei tre mari che bagnano le nostre coste, il vento che soffia tra le colline, la neve che imbianca le vette e il profumo inconfondibile della nostra terra sono ricchezze che meritano di essere vissute e valorizzate»
Tu sei nato in un piccolo comune della presila cosentina
«Rovito, il piccolo paese dove ho mosso i miei primi passi, rappresenta l'anima di questa Calabria autentica. Immerso nella natura, con una comunità unita e tradizioni radicate, Rovito è lo specchio di tanti borghi calabresi che rischiano di svuotarsi»
E lo smart working potrebbe rappresentare l’ultima occasione
«Sicuramente. Perché può offrire ai tanti calabresi emigrati al Centro-Nord, soprattutto giovani, la possibilità di tornare a casa, vicino alle proprie famiglie, senza rinunciare al lavoro».
Le nuove tecnologie sono una garanzia importante per lo sviluppo del lavoro a distanza
«Oggi, con lo sviluppo della tecnologia, i social media e l’avanzamento dell’intelligenza artificiale, lo smart working non è solo una possibilità, ma una richiesta sempre più diffusa. Sono nate nuove figure professionali che pochi anni fa nemmeno esistevano, adattandosi ai tempi che cambiano velocemente. E allora ci chiediamo: vogliamo anticipare questi tempi, plasmarli e costruire noi il futuro che ci aspetta, o vogliamo rimanere indietro, lasciandoci cambiare da un mondo che corre più veloce di noi?»
Parliamo un po’ di te, del tuo impegno, delle tue esperienze.
«In Calabria, dove sono nato e cresciuto, ho osservato come la mancanza di opportunità spinga i giovani a partire. Trasferendomi a Roma per studiare medicina, ho sperimentato le difficoltà e il peso di vivere lontano da casa. Come attivista, rappresentante degli studenti e presidente del Comitato Domani in Salute, ho visto quanto sia cruciale il dialogo con le istituzioni per ottenere cambiamenti concreti.»
Ancora sullo smart working, cosa possiamo aggiungere?
«Che veramente può diventare un motore di rinascita, ma solo se sostenuto da una politica regionale lungimirante. Molte aree del Sud soffrono ancora di un divario digitale allarmante. La mancanza di connessione penalizza lavoratori, studenti e imprese, impedendo innovazione e crescita»
Per cui è indispensabile che lo Stato si muova
«Sì, ed è altrettanto indispensabile che la Regione Calabria e le altre regioni del Sud trattino con il governo, le grandi aziende e le istituzioni per creare un ecosistema favorevole al lavoro a distanza. Lo smart working non è solo un'opportunità per chi già lavora, ma uno strumento di emancipazione per donne, giovani e categorie svantaggiate»
Sarebbe una piccola grande rivoluzione
«Esattamente. Immaginate quante vite potrebbero cambiare se chi, come me, ha lasciato casa per studiare o lavorare, potesse tornare senza sacrificare le proprie ambizioni. Immaginate il potenziale di professionisti che scelgono di trasferirsi in aree più tranquille e accessibili. Le istituzioni non possono più rimanere in silenzio»
Non c’è più tempo da perdere
«Servono subito investimenti in infrastrutture, formazione digitale e incentivi per chi rientra. Serve coraggio politico e visione strategica. Il tempo stringe, e il futuro della Calabria e del Sud dipende da chi sceglierà di restare o tornare.
Luca Falbo come promotore del Comitato Domani in Salute, si è sempre impegnato per i diritti dei professionisti della salute e una formazione di qualità per gli studenti di medicina. Il comitato, che ha raggiunto centinaia di migliaia di persone sui social, ha ottenuto un’audizione con il Ministero dell’Università per discutere l’accesso alla facoltà di medicina. Luca oltre all’attivismo universitario, è responsabile della comunicazione per Primavera degli Studenti, sostenendo campagne contro il decreto sui 60 CFU e l’autonomia differenziata.