«Pensionati come bancomat»: sindacati calabresi sfidano il governo

VIDEO | A Lamezia l’attivo unitario guidato dal segretario generale Uil Barbagallo in vista della manifestazione nazionale a Roma. Tanti i temi caldi e le richieste per tutelare una categoria fragile e allo stesso determinante per il tessuto economico della Calabria 

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di Tiziana Bagnato
6 novembre 2019
14:36

Serrano le fila le sigle sindacali confederali calabresi e si preparano alla manifestazione del prossimo 16 novembre a Roma per chiedere maggiori tutele a favore dei pensionati. A Lamezia si sono ritrovati un attivo unitario regionale guidati dal segretario generale Uil Barbagallo che ha scelto la Calabria perché una delle regioni in cui i pensionati sono più bistrattati.

 


Tanti i punti della piattaforma con la quale si manifesterà al Circo Massimo. Dal ripristino di un sistema di rivalutazione equo che tuteli il potere d’acquisto delle pensioni, al taglio delle tasse, alla lotta all’evasione fiscale, al superamento delle liste d’attesa, all’abolizione del ticket, passando per un paniere Istat più rappresentativo dei consumi specifici delle persone anziane. «Chiederemo al governo di rendere visibili i 16 milioni di pensionati che vivono nel nostro Paese – ha detto Barbagallo –i pensionati sono stati i veri ammortizzatori sociali, bisogna rivalutare le pensioni e fare in modo che i pensionati siano una risorsa attiva e non un peso».

 

«I pensionati non possono essere usati come un bancomat come avviene spesso – ha aggiunto il segretario generale della Cgil Calabria Angelo Sposato – va fatta un’indicizzazione e va dato spazio a politiche socioassistenziali che evitino lo spopolamento delle aree interne». Tema fondamentale, specie in Calabria, quello della sanità. Ne ha parlato il segretario generale Uil Calabria Santo Biondo: «il governo e i sindacati devono fare una battaglia per rilanciare la sanità partendo dal punto più basso, ovviamente la Calabria».

 

«Dobbiamo fare in modo – ha aggiunto Barbagallo – che il Mezzogiorno si riprenda con le infrastratture che devono essere realizzate: ci sono 80 miliardi, ci cui una buona parte va anche in Calabria, che non vengono utilizzati per le grandi infrastrutture, c’è il problema del porto di Gioia Tauro da rilanciare. Una volta – ha poi sostenuto il segretario della Uil – si diceva che le politiche keynesiane erano quelle che servivano quando c’era la crisi. Quando c’era crisi bisognava fare le buche e riempirle. Le buche ce le abbiamo tutte, il problema è quando cominceremo a riempirle, quando cominceremo a dare lavoro per evitare l’emigrazione dei giovani, perchè già 250mila giovani se ne sono andati. Quando se ne vanno in Europa piangiamo con un occhio, ma quando se ne vanno nei Paesi extraeuropei significa che li avremo come competitor nei prossimi anni e non ce lo possiamo permettere». Secondo Barbagallo, infine, «la Calabria è una delle regioni più povere del nostro Paese, ma ancora non c’è ancora traccia di mettere le risorse per fare le infrastrutture necessarie a una regione che non ha l’alta velocità. L’alta velocità si è fermata a Salerno, Cristo si è fermato a Eboli, siamo nella stessa zona».

 

Giornalista
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