Difficile stabilire a quale santo votarsi. Longobucco langue, catapultata indietro nel tempo di vent’anni ed in quell’isolamento che sembrava dimenticato. Il crollo sulla Sila Mare ha innescato una spirale di conseguenze negative da cui difficilmente la comunità uscirà in tempi brevi. La statale 177, quella che per intenderci costeggia la dorsale destra del Trionto, ovvero la “via vecchia”, altro non fa che dilatare di molto i tempi di percorrenza fino a valle, con tutte le conseguenze – sanitarie e quotidiane – del caso.

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Da queste parti, quindi, non resta che affidarsi alla provvidenza. Sperare quantomeno nella riapertura del tratto non oggetto del sequestro dell’autorità giudiziaria: 6,5 chilometri che dal centro abitato si percorrono sui piloni lungo l’alveo del Trionto fino al bivio di Ortiano. Sarebbe già un grande toccasana per il morale e per i tempi.

Ma quei tempi restano indefiniti poiché nel tracciare una linea di interventi con annesso cronoprogramma Anas indica «qualche mese». A Longobucco tutti si augurano che almeno il tratto a monte del crollo possa essere rimesso in esercizio entro il 4 agosto, giorno della festa di San Domenico che richiama decine di migliaia di turisti e, dunque, rappresenta una vera boccata d’ossigeno per l’economia locale.

Gli interventi previsti

Se, quindi, da una parte vi è la necessità di mettere in sicurezza il tratto a monte, gli undici chilometri che fungono da trait d’union fino a valle sono da realizzare, nonostante questa strada sia stata pensata “appena” cinquant’anni fa.

Gli interventi previsti da Anas sono di tre tipologie: la ricostruzione del ponte collassato, la verifica del tratto a monte che “affonda” i piloni dei viadotti nel greto del fiume Trionto fino al centro abitato di Longobucco e la realizzazione ex novo del tratto a valle, quello che si snoda fino a Mirto, e quindi alla costa.

Anas conta di concludere la prima fase, la verifica dei piloni, così da poter riaprire i primi 6,5 chilometri, nel giro di «qualche mese». Quando, però, si fondono le peculiarità calabre e la burocrazia, quell’aggettivo indefinito può trasformarsi in un paradosso spazio-temporale.

Nel frattempo, però, Anas ha già nominato una commissione per fare luce sulle cause del crollo dell’opera. E da una prima analisi condotta sull’intera infrastruttura sarebbe emersa la «concreta possibilità» che le acque del Trionto potrebbero ripetersi nel fenomeno erosivo simile a quello che ha causato il crollo.

Tradotto? Anas è preoccupata che l’incidente possa accadere nuovamente per via delle correnti e vuole verificare dettagliatamente. Questi i motivi per i quali la struttura territoriale dell’ente stradale ha disposto la chiusura al transito preventiva.

Per realizzare questi interventi Anas ha, quindi, quantificato in 9 milioni di euro le risorse necessarie, bussando alla porta del ministero delle Infrastrutture.

Insomma, fin quando non sarà conclusa l’opera di messa in sicurezza dell’opera,con inclusi nuovi interventi nell’alveo necessari a regolare la portata del corso d’acqua, sembra impensabile la riapertura anche della tratta non soggetta a sequestro.

Quanto costa concludere la Sila-Mare

Nove milioni per la messa in sicurezza, più un centinaio per “chiudere” il cerchio fino a valle, fanno 109. E se 21,8 milioni sono già disponibili nell’ambito del contratto di programma del fondo di sviluppo e coesione 2016-20, di milioni ne servono un’ottantina per realizzare gli undici chilometri mancanti fino alla costa.

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Nel dettaglio, l’ente stradale sta valutando da Cropalati a Mirto, il rifacimento della statale 531 a due corsie, una per senso di marcia, in continuità con l’intervento della Regione. Per questo lotto si valutano due ipotesi preliminari, entrambi in una nuova sede rispetto alla 531, una sulla destra, l’altra a sinistra del fiume Trionto.

La prima si sviluppa per circa 11 km e si innesta sulla statale 106 all’altezza del ponte sul fiume, ad un centinaio di metri dall’inizio del centro abitato di Mirto. La soluzione a sinistra ha uno sviluppo simile – di 10,5 km – e si collega alla nuova rotatoria in contrada Foresta a Rossano. Secondo le stime di Anas, le due soluzioni costano circa 100 milioni, di cui 21,8 – come accennato – già disponibili.

Anche queste opere ricadono nella viabilità di pertinenza della statale 106, quindi sotto regime di quel commissariamento che dovrebbe agevolare e snellire le procedure. E come per la Ionica, il commissario è Massimo Simonini.

Anas ipotizza che il primo stralcio – circa un chilometro che dal ponte di Cropalati raggiunte il 4° lotto del secondo stralcio in costruzione a cura della Regione, fino al bivio di Caloveto sull’esistente statale 531 – «salvo imprevisti» possa andare in gara d’appalto nel primo semestre del 2024.

A questo progetto, dovrebbe seguire – il condizionale è più che mai d’obbligo perché i finanziamenti sono tutti da reperire – la progettazione definitiva del 2° stralcio di completamento, dall’innesto di Caloveto fino alla statale 106, per una lunghezza di circa 11 km.

Insomma, nelle migliori delle ipotesi, il tratto a monte di 6,5 chilometri, se tutto andrà per il verso giusto, potrebbe essere riaperto «tra qualche mese». Per il resto – alla calabrese maniera – non resta altro che votarsi a qualche santo.