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La Commissione Regionale per l'Emersione del Lavoro non Regolare e il Centro Studi delle Politiche Economiche e Territoriali dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria – si legge in una nota - stanno collaborando alla redazione del X rapporto sull'Economia Sommersa e il Lavoro non Regolare in Calabria, nel quale viene anche tracciato il quadro strutturale dell'economia e del Mercato del Lavoro Calabrese.
"Il lavoro nero e l'economia non regolare costituiscono, come si è ampiamente detto fino ad oggi e nei precedenti rapporti, un indicatore di un utilizzo non efficiente dei fattori produttivi, di evasione fiscale e contributiva di disagio economico e sociale. I risultati ottenuti in questi anni, ci confortano della bontà dell'intuizione di aver individuato in questo settore, così delicato e nello stesso tempo complesso, uno degli ambiti privilegiati di azione per attività di monitoraggio continuo e attività di contrasto e progetti di emersione. Il lavoro sommerso comporta tutta un serie di costi sociali che uniti a quelli economici lo rende una piaga da combattere con forza. La riduzione dell'economia e del lavoro non regolare, di conseguenza, diviene uno dei principali obiettivi delle politiche del lavoro, ed in modo particolare nella nostra Regione".
"Ogni anno - si legge nella nota - le aziende irregolari sottraggono al fisco ed agli Enti previdenziali circa 254 miliardi e 96 milioni di euro di imponibile con una perdita di gettito di circa 100 miliardi l'anno. I lavoratori in nero o irregolari, in Italia, sono un esercito formato da quasi tre milioni di persone che contribuiscono a sottrarre al Fisco ed agli Enti previdenziali quasi 50 miliardi di euro l'anno. In Calabria, al 31/12/2014, le unità irregolari risultano essere circa 140.000, con un valore percentuale dell'irregolarità di poco superiore al 20% ed una incidenza di risorse economiche sottratte a vario titolo all'erario regionale, pari a 2 miliardi di € l'anno.
Il mercato del lavoro in Calabria nel quadriennio 2011-2014 ha registrato un crollo verticale: si sono persi 30 mila posti di lavoro e i disoccupati sono più che raddoppiati passando da 82 mila a 167 mila unità.
Sarebbe necessario progettare un Piano per il Lavoro che costituisca una terapia d'urto per il mercato del lavoro calabrese e che risollevando il livello della domanda e dell'offerta di lavoro possa contribuire al miglioramento complessivo dell'economia calabrese.
Contrastare il sommerso con azioni adeguate e monitorare costantemente il fenomeno è anche un modo per impedire al crescita di nuove organizzazioni criminali che in poco tempo potranno fare il grande salto verso business più redditizi e di maggiore allarme sociale. È, infatti, proprio in Calabria, dove queste presenze nel mercato del lavoro e con la piaga dei caporali sono pervasive, che bisogna prestare attenzione al fenomeno se si vuole assicurare ai giovani non un lavoro qualsiasi o contagiato da forme irregolari o elusive delle norme contrattuali, ma un lavoro regolare e di qualità. In tale direzione, è opportuno ricordare che la Calabria ha una legge di contrasto al sommerso (la n. 13/2012) che, risulta essere la più avanzata di Italia, ove applicata e ove si proceda speditamente all'emanazione dei Regolamenti previsti è più volte sollecitati dalla Commissione”.
Nelle prossime settimane sarà presentato il X Rapporto completo sull'Economia sommersa ed il lavoro non regolare in Calabria.