«Il provvedimento legislativo adottato dal Consiglio dei ministri sulle concessioni demaniali marittime vigenti non ci soddisfa perché prevede la messa a gara delle aziende». Lo affermano in una nota congiunta Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio, e Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba/Confesercenti. Erano altre le aspettative generate dalle dichiarazioni, degli esponenti dell'attuale Governo, sull'esclusione del settore dall'applicazione della Direttiva Bolkestein.

«Riuniremo gli organismi dirigenti delle nostre organizzazioni - spiegano - per una valutazione del provvedimento legislativo e per decidere le conseguenti iniziative sindacali. Registriamo, con profondo rammarico, che il provvedimento non ha visto il coinvolgimento, non solo della categoria, ma, anche e principalmente degli Enti concedenti, (Regioni e Comuni), che esercitano, da decenni, le funzioni amministrative in materia. Riteniamo che sia interesse di tutti, non solo degli imprenditori balneari, una riforma organica della materia che salvaguardi le aziende turistiche attualmente operanti, frutto dell'attività e dei sacrifici di migliaia di famiglie di 'onesti lavoratori' che hanno costruito un modello di balneazione attrezzata efficiente, di qualità e di successo che il mondo ci invidia. Riteniamo, poi, sia interesse di tutti che questa questione non sia oggetto di strumentalizzazioni politiche ma, piuttosto, di un serio e obiettivo dibattito pubblico». 

«È certo comunque - sottolineano i presidenti di Sib e Fiba - che continueremo a batterci, con forza e determinazione a tutela dei diritti, riconosciuti anche dal diritto europeo, degli operatori attualmente operanti e per evitare che sia distrutto o snaturato il modello di balneazione attrezzata italiana fondato, prevalentemente, sul lavoro dei concessionari, non soltanto nel loro interesse, ma, soprattutto, del nostro Paese».

Cosa prevede il decreto sulla proroga delle concessioni balneari

Il decreto varato ieri sera dal Governo prevede in poche parole la proroga delle concessioni balneari in Italia fino a settembre 2027, le gare devono essere avviate entro giugno 2027. Tra i punti principali della riforma delle concessioni balneari, con effetti sugli stabilimenti, «sono l'estensione della validità delle attuali concessioni fino al settembre 2027, l'obbligo di avviare le gare entro il giugno 2027», si legge in una nota di palazzo Chigi.

Il provvedimento con le norme sui balneari fa parte del decreto legge che introduce disposizioni urgenti per la soluzione di procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano. Sono possibili deroghe al nuovo termine di scadenza delle concessioni balneari del 30 settembre 2027 in presenza di «ragioni oggettive» ma «non oltre il 31 marzo 2028», prevede una bozza del decreto.

«Al fine di consentire l’ordinata programmazione delle procedure di affidamento» e «il loro svolgimento nel rispetto del diritto dell’Unione europea e secondo le modalità stabilite dal medesimo», le concessioni continuano ad avere «efficacia fino al 30 settembre 2027». In presenza però «di ragioni oggettive che impediscono la conclusione della procedura selettiva entro il 30 settembre 2027, connesse, a titolo esemplificativo, alla pendenza di un contenzioso o a difficoltà oggettive legate all'espletamento della procedura stessa, l'autorità competente, con atto motivato, può differire il termine di scadenza delle concessioni in essere per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura e, comunque, non oltre il 31 marzo 2028».

Tra i punti principali della riforma delle concessioni balneari si prevede che «la durata delle nuove concessioni» vada «da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati, l'assunzione di lavoratori impiegati nella precedente concessione, che ricevevano da tale attività la prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, l’indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario subentrante e pari al valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e all'equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni».

«Tra i criteri di valutazione delle offerte, sarà considerato anche l'essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare», spiega Palazzo Chigi.

In relazione ai balneari, sottolinea Palazzo Chigi nella nota, la collaborazione tra Roma e Bruxelles ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari, permettendo di concludere un’annosa e complessa questione di particolare rilievo per la nostra Nazione.