«Bagnara vive di pesca, Bagnara vive con i pescatori. Se si ferma il porto si ferma l’intero paese». È questo il grido disperato che arriva dalla marineria di Bagnara Calabra all’indomani del sequestro del porto nel quale i carabinieri hanno riscontrato lo sversamento di rifiuti ed altre attività non autorizzate. Ma alle indagini si unisce un aspetto economico per un settore, quello della pesca già duramente provato dalla pandemia.

Settore in crisi per la pandemia

«Qui se muore la pesca muore tutto perché è un paese che fonda la sua intera economia su questo settore e sul relativo indotto. Già il covid ha fermato quasi al 100% l’attività, tutti i ristoranti e le attività sono chiuse e noi non riusciamo ad andare avanti. Già abbiamo tutti questi problemi senza alcun aiuto da parte dello Stato se a questo si aggiunge il fermo del porto si blocca il paese intero, famigli intere senza lavoro».

Come prevedibile la notizia del sequestro del porto ha creato non poco scompiglio in una delle marinerie più importanti della provincia reggina. Sono una settantina i pescherecci che, senza l’adeguata manutenzione, non potranno essere messi in mare e il rischio è, dunque, che salti la stagione di pesca ormai alle porte. Qui la pesca è una delle poche fonti di economia ma, soprattutto, è tradizione e vita. E per i pescatori il porto è casa. Ecco perché a pochi giorni dall’avvio della stagione chiedono di essere messi in condizioni di lavorare alla manutenzione delle imbarcazioni nel rispetto delle indagini.

Stagione a rischio

«Noi adesso siamo bloccati – ci spiegano i pescatori di Marinella – tutta la marineria di Bagnara ci sono oltre 50 pescherecci. Noi non diciamo che non possono esserci motivi ambientali ma abbiamo il problema dei pescherecci che sono tutti al porto, dove non possiamo andare, e dobbiamo fare i lavori perché i primi di marzo inizia la stagione di pesca. Le imbarcazioni vanno messe in acqua e nell’arco di dieci giorni le barche sono tutte operative. Ma se non possiamo entrare al porto noi siam bloccati e non possiamo lavorare. Che ci dicano cosa dobbiamo fare e da dove dobbiamo iniziare sempre nella legalità ma al più presto. Va bene trovare i colpevoli ma bisogna anche tutelare chi lavora onestamente».
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