La commissione tecnica del ministero dà parere favorevole: «Opera utile. No invece al tunnel». La parola adesso spetta al Parlamento
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Arriva il primo semaforo verde al collegamento stabile tra le sponde di Calabria e Sicilia. Il ponte sullo Stretto è un’opera utile da realizzare. Parola del ministro alle Infrastrutture Enrico Giovannini che boccia invece l’idea prospettata del tunnel. La notizia viene riportata da La Repubblica, in un articolo di Emanuele Lauria.
Ponte sì, ponte no, adesso c’è un primo fondamentale tassello. Si fa sul serio perché la Commissione di tecnici istituita dall’ex ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli e confermata dall’attuale ministro Enrico Giovannini, nella relazione approvata venerdì dal gruppo di lavoro dice sì ad un collegamento stabile, con riferimento a due progetti.
Da un lato il primo, con stato di elaborazione più avanzato, prevede un’unica mandata già portato avanti dalla società Stretto di Messina, in liquidazione dal 2013, che aveva individuato come general contractor il consorzio Eurolink capeggiato da Impregilo (oggi Webuild). Su questa idea progettuale da registrare il blocco dall’ex premier Monti e un contenzioso aperto del valore di 700 milioni.
Idee progettuali
A questo si aggiunge il via libera ad un altro progetto: un ponte a tre mandate fra Messina e Villa San Giovanni della lunghezza 3,2 chilometri. In questo caso l’idea, seppur ancora in embrione, è stata riproposta da Italfer. Si eviterebbero chiusure legate al vento ed il ponte approderebbe direttamente a Messina ( e non a Ganzirri).
Come spiega Repubblica si tratta di soluzioni da preferire ad altre come il tunnel flottante o il tunnel sotto il fondale dello Stretto per i quali servirebbero gallerie d’accesso troppo lunghe. L’ok sull’opera sottomarina era invece arrivato l’ex premier Conte ed esponenti di governo dei 5Stelle.
Il documento, attenzionato dal ministro Giovannini e pronto ad essere trasmesso al premier Draghi, evidenzia come l’opera andrebbe a completare la rete nazionale dell’Alta velocità, che si fermerebbe invece a Reggio Calabria, dando la possibilità di ridurre del 30% i tempi di viaggio.
Dal canto suo il premier non si è detto contrario all’opera, ma facendo presente che il documento tecnico dovrà essere valutato dal Parlamento, luogo in cui l’idea trova la maggioranza di riscontri positivi.
I fondi
Ultima questione ma di importanza fondamentale: i fondi. Il ponte non è stato inserito nel Recovery plan, non si è riusciti per una questione di tempi. Con quali soldi si potrebbe finanziare l’opera attesa da quasi un secolo? L’ipotesi a cui si fa riferimento è il project financing, la concessione a privati in modo da assorbire i costi con l’introito dei pedaggi.