Le marinerie calabresi sono in subbuglio di fronte ai ritardi con cui sta cambiando il regime della raccolta dei rifiuti prodotti sui pescherecci. Sia a Vibo Valentia che a Gioia Tauro, solo per fare due esempi, i pescatori lamentano che ancora non sono state trovate le ditte che smaltiscono la plastica e l’umido che le imbarcazioni portano a bordo dopo ogni battuta di pesca.

 

A Vibo esiste il caso della Paradise Seconda che da un mese, non potendo scaricare i bustoni neri pieni della plastica che si impiglia nella rete, preferisce portarseli avanti e indietro; a Gioia Tauro, invece, non manca chi ammette di disfarsi del materiale inquinante ributtandolo in acqua. Il comandante Nicola De Leonardo, scendendo dalla Paradise Seconda, spiega la sua scelta ambientalista: preferisce diventare spazzino e poi tassista del mare, navigare quindi a contatto con le buste nauseabondi, anziché inquinare il mare. Il capitano sottolinea il senso di malessere che accomuna diverse squadre di pescatori, ricorda che la Capitaneria di porto e il Comune stanno cercando una soluzione che ancora manca rispetto allo smaltimento di questi rifiuti speciali che, prima del recente giro di vite, venivano lasciati in apposite aree della banchina, prelevati da addetti che ora non operano più.