Per il momento non si registrano difficoltà nell’approvvigionamento della farina: al netto delle momentanee carenze negli scaffali dei supermercati presi d’assalto da qualche consumatore preoccupato per le ripercussioni della guerra sulle importazioni del grano, le scorte sono sufficienti per il fabbisogno del Paese di almeno altri due mesi.

Prezzo alle stelle

Il problema vero oggi, è invece rappresentato dall’aumento vertiginoso del prezzo di questa materia prima, quasi raddoppiato nelle ultime settimane. Ancora limitato l’impatto sul consumatore: il pane, nel cosentino, si mantiene a due euro e cinquanta centesimi al chilo, tra i più bassi d'Italia e meno della metà rispetto ad altri centri urbani come Genova, Ferrara e Forlì dove per il medesimo prodotto occorrono più di cinque euro. Ed anche le pizzerie per adesso, cercano di tenere fermi i listini, apportando qua e là ritocchi legati però più ad altri alimentari complementari, come la verdura, che risente dell’aumento delle spese di trasporto dovute al caro carburante.

L'incidenza dei costi di produzione

Insomma, non è principalmente il grano a far lievitare i costi: la quotazione del cereale, è vero, è cresciuta per il blocco delle esportazioni da Russia, Ucraina ed altri paesi dell’est europeo. Ma i mulini stanno impiegando in massima parte le riserve disponibili nei silos, aspettando tempi migliori per investire sul mercato. I rincari derivano piuttosto dall’impennata delle spese di energia per la trasformazione del grano stesso in farina e, a seguire lungo la filiera, per la produzione di pane, pasta, pizza ed altri derivati. Soprattutto per chi, tra gli esercenti al dettaglio, utilizza forni elettrici oppure a gas.

No alle speculazioni

Confartigianato vuole vederci chiaro sull’impennata dei prezzi e chiede al Governo di vigilare: «Questi aumenti improvvisi ci sembrano spropositati. Forse qualcuno ci marcia sopra. Se andremo avanti di questo passo dovremmo fermarci – dice Luca Granato esponente di Confartigianato Cosenza – Il prezzo della farina è raddoppiato, ma guardate anche all’olio, al gas, all’elettricità. Teniamo presente che il prezzo del pane lo abbiamo portato da due euro a 2,50 all’inizio del 2022, mantenendo quindi un utile parecchio marginale. Adesso questo scostamento è stato vanificato dai rincari».