VIDEO | Maria Pia Tucci, che partecipa ad un progetto dell'associazione The bridge side, specializzata nell'assemblaggio di good news, spiega: «Il pubblico ha bisogno di fiducia e speranza»
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Quattordici “inviati” in tutte le regioni italiane, che si definiscono «cacciatori e spacciatori di buone notizie», e tra questi giornalisti che hanno fornito un grosso aiuto nei giorni neri della pandemia c’è anche la calabrese Maria Pia Tucci. Che si racconta nella sua piccola redazione di Cittanova, parlando di The Bridge Side – l’associazione con sede a Milano che assembla le good news scovate sui giornali e nella rete, e le rilancia spesso redigendo propri servizi -, progetto che si muove in un mercato che è in crescita.
«Il Wall Street Journal – spiega Tucci – ha calcolato che nel solo mese di marzo sono aumentati del 60% i lettori interessati a fruire di buone notizie». In effetti la pandemia, con il suo gravame psicologico fatto di dolore e paura, ha aperto prospettive vastissime per il settore. «In tempi normali – prosegue la giornalista – le buone notizie servono anche a dare fiducia, speranza, ma in tempi straordinari come questi hanno fatto da deterrente al malessere dell'umore che ognuno di noi ha provato». Dell’associazione parlano ormai i media nazionali, la stessa Tucci è stata ospite di Paola Saluzzi su Tv 2000, perché accanto allo sforzo eroico dei medici e degli operatori sanitari, anche i giornalisti di buone notizie meritano un encomio.
«Tra le tante notizie che settimanalmente continuo a dare con la mia rubrica “Dammi solo un minuto” – conclude Tucci – quella che più mi ha emozionato riguardava le cure che in Calabria sono state date ai due pazienti di Bergamo affetti dal covid. A parte la gioia di vederli tornare a casa guariti, ha certamente pesato la consapevolezza di aver potuto spiegare che anche in un sistema molto critico quale è quello della sanità calabrese si è potuta dare una risposta all’altezza che ha unito Nord e Sud».