La produzione ai prezzi di base (cioè al netto delle imposte sui prodotti e al lordo dei contributi sugli stessi) dell’agricoltura italiana ha raggiunto, nel 2022, quota 70,39 miliardi di euro, con un incremento in valore del 16,1% sul 2021. Rispetto a questo totale, la zootecnia alimentare ha pesato 20,86 miliardi, con un aumento in valore del 23,6% rispetto all’anno precedente. I dati emergono dall’ultimo Annuario dell’Agricoltura Italiana, edito dal Crea nel 2023. Nell’ambito della zootecnia, si distingue l’apporto dato dalle carni (12,11 miliardi), dal latte (6,87 mld), dalle uova (1,85 mld) e dal miele (29,4 milioni di euro). Le carni, pertanto, hanno pesato oltre la metà del comparto zootecnia alimentare (il 58,06%). Il latte ha raggiunto, invece, quota 32,92%.

In questo nuovo approfondimento che pubblichiamo su LaC News24, ci occuperemo della produzione del latte ai prezzi di base nelle varie regioni italiane, non prima di aver ricordato che rispetto al 2021 si è registrato, sul piano nazionale, un salto in avanti in valore del 26,0% nonché del 26,6% in prezzo a fronte di un calo in volume dello 0,5%. L’aumento del valore, pertanto, è stato dovuto non alla proporzionale ascesa delle quantità, bensì alle dinamiche dei prezzi, tra inflazione e costo maggiore delle materie prime.

Per latte si intende sia quello bovino e bufalino, sia l’ovicaprino. In testa alla graduatoria nazionale suddivisa per regioni troviamo la Lombardia con un valore di 2,42 miliardi di euro sul totale della zootecnia alimentare pari a 5,66 miliardi (il 42,69%). La percentuale, in genere, ci dice quanto la produzione zootecnica di una regione sia più spostata sul latte o sulle carni, o anche su uova e miele. Si va da un massimo del 62,28% di latte per il Trentino Alto Adige a un minimo dell’8,16% per le Marche, territorio quest’ultimo dov’è prevalente il comparto carni con 341,85 milioni di euro a fronte dei 36,97 del latte e dei 72,64 delle uova. La Lombardia, pertanto, ha assicurato nel 2022 il 35,22% in termini di valore della produzione di latte sul totale Italia (2,42 miliardi di euro su 6,87). Al secondo posto l’Emilia Romagna: 1,10 mld su 3,26 (33,60%), e una percentuale del 16,01 rispetto al dato nazionale. Terzo gradino del podio per il Veneto: 554,02 milioni di euro su 2,78 miliardi (19,92%), e una percentuale dell’8,07 se si considera il totale italiano. Anche in Veneto la quota del comparto carni sul complesso della zootecnia alimentare è prevalente: 1,94 miliardi di euro su 2,78. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, considerate assieme, hanno garantito il 59,3% della produzione italiana di tutte le tipologie di latte.

La Calabria in questa graduatoria si è posizionata al 13mo posto: 60,92 milioni di euro su 306,44 (19,88%). Sotto la Calabria, a partire dall’Umbria, il valore della produzione del latte è sotto i 45 milioni di euro fino a giungere al fanalino di coda rappresentato dalla Liguria con 12,46 mln. Dopo il Veneto, invece, dal quarto al dodicesimo posto figurano rispettivamente: Piemonte (456,04 mln di euro su 1,80 miliardi; 25,38%), Sardegna (452,03 mln su 876,19; 51,60%), Lazio (397,88 mln su 904; 24 44,0%), Trentino Alto Adige (332,91 mln su 534,54; 62,28%), Campania (249,46 mln su 862,73; 28,92%), Puglia (179,29 mln su 433,68; 41,34%), Friuli Venezia Giulia (155,06 mln su 427,38; 36,28%), Toscana (148,74 mln su 600,28; 24,78%), Sicilia (125,99 mln su 633,91; 19,87%).

Un’altra tabella proposta dall’Annuario Crea, pur precisando che trattasi di dati che possono differire leggermente da quelli fin qui elencati in quanto elaborati in tempi diversi, ci dà la possibilità di distinguere fra latte di vacca e di bufala, da un lato, e latte di pecora e di capra dall’altro. In Calabria la proporzione è nettamente a favore del primo comparto che nel 2022 ha assicurato 887mila tonnellate per un valore della produzione a prezzi di base pari a 44,24 milioni di euro; il latte di pecora e di capra si è attestato, invece, su 140mila tonnellate circa per un valore di 16,68 milioni di euro.

La stessa tabella ci dice che, sempre nel 2022, la Calabria ha prodotto 268 milioni di uova, corrispondenti in valore a 45,35 milioni di euro. Relativamente alle macellazioni apprendiamo che la maggiore quantità riguarda i suini (33mila tonnellate circa), a fronte delle 23 tonnellate di bovini, delle 15,1 di pollame, delle 4,1 di conigli e altri allevamenti minori, delle 1,2 di equini.

Ricaviamo quindi, in un raffronto con la tabella che sintetizza i dati dell’Italia, alcune percentuali significative per la Calabria che attestano la quota prodotta nel 2022 su base nazionale: 0,7% del latte di vacca e di bufala; 2,26% del latte di pecora e di capra; 2,11% delle uova; 1,62% delle tonnellate di suini macellati; 1,92% dei bovini macellati; 0,8% del pollame macellato; 3,0% degli equini macellati. Per la Calabria non sono stati esplicitati i valori produttivi relativi al miele che a livello nazionale ha significato 2,3 milioni di tonnellate per un valore di 29,4 milioni di euro. Le istituzioni calabresi competenti dovrebbero attivarsi al fine di recuperare questo gap informativo, anche per poter meglio valutare pubblicamente e mediaticamente i risultati delle azioni di sviluppo messe in campo.

Ci eravamo già occupati, su LaC News24, della produzione di latte basandoci sui dati emersi dal Rapporto Assolatte 2023. Grazie al Crea abbiamo potuto completare il quadro con riferimenti specifici anche ai comparti bufalino e ovicaprino, e più in generale su tutta la produzione zootecnica.