Di «un nuovo patto tra pubblico e privato» aveva parlato l'assessore al Lavoro della Regione Calabria, Giovanni Calabrese, che intervistato da LaCNews24 per fare il punto sugli alti tassi di disoccupazione e sui percorsi di formazione e avviamento, aveva posto l'accento sul problema dell'emersione del lavoro nero chiedendo al mondo imprenditoriale un impegno concreto ad assumere.

La posizione della Uil

A margine della protesta che ha portato questa mattina in piazza i dipendenti dell'Enel, anche i segretari regionali di Cgil e Uil, Angelo Sposato e Santo Biondo, si sono detti pronti a collaborare chiedendo un incontro alla Regione per discutere degli ingenti finanziamenti di cui è destinataria la Calabria allo scopo di favorire politiche del lavoro sano. 

«Nei prossimi anni, tra le diverse linee di finanziamento - Pnrr e programmazione 21/27 -, arriveranno in Calabria circa 20 miliardi, una grande opportunità» ha chiarito Santo Biondo. «Bisogna spenderli bene - ha aggiunto - siamo convinti che quando si destinano soldi pubblici alle imprese, ovvero soldi pagati da lavoratori e lavoratrici, pensionati e da aziende virtuose, bisogna darli a quelle imprese che applicano i contratti».

«In Calabria è arrivato il momento che le programmazioni comunitarie si traducano in un reale impatto occupazionale. Finora le tante risorse che sono arrivate non hanno creato occupazione ma lavoro nero e sommerso. Auspichiamo che adesso questa programmazione si trasformi in lavoro di qualità. Da diverso tempo chiediamo al presidente della Regione l'istituzione in Calabria di una commissione per combattere il lavoro nero, il lavoro irregolare con una particolare attenzione alla sicurezza e alla salute sui luoghi di lavoro». «Ci sono imprese che creano lavoro di qualità ma ci sono anche prenditori» ha concluso Biondo. «Chiederemo un confronto alla Regione sulle risorse della programmazione e sui prospettive occupazionali».

La posizione della Cgil

Sulla stessa linea anche il segretario Cgil Calabria, Angelo Sposato: «Abbiamo necessità di formulare concretamente questo grande piano per il lavoro soprattutto per l'occupazione giovanile e femminile. Bisogna porre fine al precariato, quindi individuare delle soluzioni strutturali per i tirocinanti di inclusione sociale attraverso anche politiche attive del lavoro e non solo quelle legate alla pubblica amministrazione bisogna soprattutto frenare questa emorragia di giovani che scappano dalla Calabria, abbiamo una migrazione giovanile che è tornata a galoppare come negli anni Settanta».

«Bisogna buttare giù un piano per il lavoro che coinvolga le imprese che devono assumersi la responsabilità anche sociale di quello che è il fare impresa. La nostra è una regione che ha lavoro povero, lavoro di bassa qualità. Allora anche le aziende devono innovarsi per creare quelle condizioni per far permanere i giovani e di rimuovere gli ostacoli perché li dove non ci sono imprese sane che pagano e garantiscono i diritti ai lavoratori, i lavoratori scappano dalla Calabria. Questo è un grande tema, chiederemo di convocare un tavolo sulle politiche del lavoro e anche all'assessore Calabrese di farsi protagonista e portavoce di queste esigenze nel mondo imprenditoriale e anche con gli enti locali».