Abissale il distacco dalle regioni più ricche del Belpaese, ma il ritardo è forte anche rispetto al solo Sud. E mentre da decenni si assiste al balletto delle attribuzioni di responsabilità si pensa al Capodanno in piazza a Crotone: ma ci sarà da festeggiare?
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La Calabria è la regione più povera d'Italia! Non è un'opinione, o una critica dal sapore populista: purtroppo è un fatto certo, documentato dai principali indicatori macroeconomici. Non occorre essere degli allievi di Mario Draghi per capire come alcuni dati statistici descrivano con precisione la struttura economica di un territorio e ne misurino di conseguenza lo stato di salute e le potenzialità di crescita.
Partiamo dal famoso Pil, il Prodotto interno lordo. La Calabria, in cui risiede il 3,1% circa della popolazione nazionale, garantisce solo l'1,83% del Pil, cioè della produzione complessiva del nostro Paese. I numeri assoluti sono molto eloquenti: l'Italia (elaborazioni Istat del 2022, le più aggiornate al momento) nel 2021 ha generato un Pil di 1.782 miliardi di euro, dei quali appena 32,7 si riferiscono alla Calabria. Per offrire dei termini di paragone, che segnano una distanza abissale rispetto alle regioni più ricche, si consideri che la Lombardia nel 2021 valeva 405,3 miliardi di Pil, il Veneto 164,4, l'Emilia Romagna 163,7. Il Prodotto interno lordo del Settentrione si è attestato al 56,6% dell'intera Italia, testimoniando ancora una volta la generalizzata arretratezza economica di Sud e Isole. Ma nell'ambito della storica Questione Meridionale è la Calabria il fanalino di coda, superata dalla Sardegna (34,5 miliardi) che conta oltre 250mila residenti in meno, e al pari con l'Abruzzo (32,7 miliardi) che di abitanti ne conta quasi 600mila in meno. Sul fronte del Pil la dimensione di debole Cenerentola della Calabria si appalesa in tutta la sua drammaticità se si prende in considerazione lo stesso valore per abitante.
Basando le nostre considerazioni sempre sui dati Istat 2021, emerge che l'antico Bruzio ha il Pil pro capite più basso d'Italia, essendosi attestato su un contenutissimo valore di 16.168 euro. Un record negativo in ambito meridionale con la Campania a 18.321 euro, la Puglia a 18.209, la Sicilia a 17.003. Se poi intendiamo misurare la distanza spropositata dal territorio più opulento dello Stivale, iniziano a scorrere le lacrime: i 44.054 euro di Pil pro capite della Provincia autonoma di Bolzano giustificano un urlo di disperazione alla Munch. Affidandoci sempre all'Istat e rimanendo al Pil 2021, il record negativo della Calabria si sostanzia in modo emblematico anche con un altro metodo di calcolo. Facendo 100 la media nazionale di Pil, la Calabria si attesta a 57,0, rimanendo molto al di sotto del più piccolo Abruzzo (85,9), della Basilicata (79,7), del Molise (72,6) e della Sardegna (71,3), e comunque a livelli inferiori di Campania (64,5), Puglia (64,2) e Sicilia (59,9). Improponibile il confronto con la Provincia autonoma di Bolzano (155,2), la Lombardia (136,0), l'Emilia Romagna (123,2), il Lazio (115,0).
Ora però trattenete i singulti del pianto a dirotto, perché ci sono altri primati negativi da metabolizzare. Un'altra graduatoria rivelatrice della ricchezza o povertà di una regione è il Reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici ai prezzi correnti: la Calabria è ancora una volta in coda! Questa volta, restando ancorati al 2021, la fonte è il Centro Studi Tagliacarne assieme a Unioncamere. Quest'altro parametro indica la capacità di spesa dei nuclei familiari in ogni regione italiana: la Calabria è saldamente ultima, con 13.837,2 euro. Alcune regioni del Sud, per quanto meno abitate, hanno conquistato posizioni molto al di sopra: Abruzzo (17.147,1), Sardegna (16.518,1) e Molise (15.674,0). Superano i 14mila euro sia la Campania (14.488,2), sia la Sicilia (14.655,3). Oltre i 15mila euro la Puglia (15.196,6) e la Basilicata (15.389,3). Teniamo la concentrazione alta ancora per qualche minuto. Volete proprio rovinarvi il resto della giornata perché non riuscite a rinunciare a un confronto con il Nord Italia? Accontentati: Trentino Alto Adige (24.036,2 euro), Lombardia (23.748,6), Emilia Romagna (23.335,6), Piemonte (21.850,9), Veneto (20.870,7). Analoga situazione, peraltro con maggiori distacchi fra Nord, Sud e Calabria, l'Istituto Tagliacarne delinea prendendo in considerazione il Reddito disponibile delle famiglie consumatrici per regione. Se poi le misurazioni del Reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici (euro a prezzi correnti) si effettuano su base provinciale, le realtà calabresi più in fondo alla classifica risultano Crotone (103ma), Reggio Calabria (101ma), Vibo Valentia (99ma). Più in basso solo Enna (107ma), Agrigento (106ma), Caserta (105ma), Foggia (104ma). Calabria in retroguardia e distante, stanca e affossata, incapace di recuperare terreno, saldamente indietro, strutturalmente inadatta a risalire la china.
Questo terzo servizio giornalistico segue i due che LaCNews ha dedicato rispettivamente al fortissimo ritardo della Calabria sul fronte della convergenza Ue (La Calabria arretra ancora e si allontana dall’Europa più ricca e che conta), attestando un uso non proficuo dei finanziamenti Ue dal 2000 ad oggi, e all'infinitesimale contributo garantito dalla stessa Calabria all'export italiano, con un dato pari allo 0,1% che parla e spiega più di ogni altra inutile chiacchiera espressa in politichese ipocrita (La Calabria esporta soltanto lo 0,1% del Made in Italy, meno del piccolo Molise e della Basilicata).
Infine, come non toccare il tasto dolentissimo della disoccupazione, uno dei principali indicatori statistici della congiuntura economica? Nel 2022, ha rilevato l'Istat, il tasso di disoccupazione nella fascia 15-64 anni (le indagini statistiche fanno rientrare nella popolazione attiva tutti coloro i quali abbiano superato il quindicesimo anno d'età), in Italia ha segnato l'8,2%. La Calabria ha un tasso di disoccupazione pari quasi al doppio della media nazionale: 15%. Magra consolazione: stanno peggio dei calabresi i campani (17,4%) e i siciliani (16,9). Sconfortanti i paragoni con le aree più opulente del Paese: Trentino (3,1%), Veneto (4,3%), Lombardia (4,9%), Emilia Romagna (5,1%). Emerge come molto virtuoso il dato relativo alla Basilicata (7,3%). Se spostiamo lo sguardo alla popolazione giovanile, fascia d'età 15-24 anni, c'è da rimanere allibiti: Calabria (34,8%) con una punta del 38,9% se si prende in considerazione la sola porzione femminile. Si pensi che in riferimento a questo dato che misura la lontananza dei più giovani dal mondo del lavoro, con ricadute fondamentali non solo di tipo sociale ma anche previdenziale, il Trentino segna solo il 7,7%, il Veneto il 13,4%, la Lombardia il 16,4%. Peggio della Calabria solo la Campania (42,6%) e la Sicilia (43,2%).
Mentre numeri e statistiche dipingono lo stato di assoluta sofferenza economico-sociale della Calabria, la politica regionale dei proclami e delle promesse di radicali cambiamenti sembra descrivere altri mondi, ed è senz'altro affetta da fortissima miopia. Il Sistema Calabria anziché affrontare il nodo della questione svicola e si arrampica su presunti segnali di vivacità che sarebbero tutti da dimostrare nella loro idoneità ad incidere sulla struttura di medio e lungo periodo. Assistiamo ormai da decenni a un inaccettabile balletto di attribuzioni di responsabilità che legittima di volta in volta i subentrati a dire: “Non è colpa nostra, siamo qui da poco, ma ora vedrete che...!”. Un valzer deprimente che si ripete ormai da decenni. A Capodanno, intanto, tutti a festeggiare in Piazza Pitagora a Crotone con Amadeus. Ma cosa festeggeremo? Povero Pitagora che predicava il governo dei migliori!