Quello dell’intelligenza artificiale è un mercato in forte crescita, del valore in Italia di 760 milioni di euro, e che nel 2023 è aumentato del 52% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dagli studi realizzati dal Politecnico di Milano che mette anche in evidenza i timori, per il 77% degli italiani, rispetto a questa tecnologia, con riferimento soprattutto al mondo del lavoro. Lo stesso Politecnico stima come, da qui a 10 anni, le nuove capacità delle macchine potrebbero svolgere il lavoro di 3,8 milioni di persone in Italia.

Ma i lavoratori devono avere paura dell’intelligenza artificiale? Lo abbiamo chiesto a Cosmano Lombardo, giovane imprenditore calabrese, fondatore di Search on media Group, gruppo aziendale che da anni opera nel settore digitale nonché ideatore del WMF - fiera internazionale sull’innovazione.
«I lavoratori non devono avere paura dell’intelligenza artificiale - spiega Lombardo -. Il World Economic Forum ha stimato che nel 2025 ci saranno 97 milioni di nuovi posti di lavoro. Tre di questi sono già diventati realtà: l’ingegnere dell’intelligenza artificiale, il machine learning specialist e l’AI ethics specialist».

Ma a che punto si trova oggi, nella sua evoluzione, l’intelligenza artificiale?
«L’intelligenza artificiale è in una fase di implementazione importante. I tre settori più toccati sono il settore dell’informazione e della comunicazione, il manifatturiero e il settore dei servizi finanziari. Entro il 2033 è stimata una crescita di +6 trilioni di dollari. Ma sono anche gli ambiti sociali ad essere toccati dalle implementazioni positive dell’intelligenza artificiale. Sarà notevole la crescita legata al settore della salute, al mondo dell’istruzione e quello dei servizi sociali». 

A marzo il Parlamento europeo ha approvato la prima legge sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di proteggere i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale dai sistemi di IA ad alto rischio, promuovendo nel contempo l'innovazione. In Italia, pochi giorni fa, il consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge sull’intelligenza artificiale che ora passa all’esame delle Camere.
«Una buona normativa dovrà senz’altro prendere in considerazione il riferimento europeo, ma dovrà anche potenziare i sostegni alle imprese e ai lavoratori per poter implementare i benefici dell’IA».

Cosa c’è da aspettarsi allora nel prossimo futuro sull’IA?
«Le prospettive future di questo strumento includono miglioramenti nell’automazione e nell’analisi dei dati, con applicazioni che vanno dalla medicina alla mobilità urbana. Le sfide principali riguardano la questione etica, la privacy dei dati degli utenti e gli errori che vengono definiti i “bias” dell’intelligenza artificiale. Poi credo che la più grande sfida sia quella di cogliere tutte le opportunità dell’intelligenza artificiale e vederla come uno strumento al servizio di noi esseri umani per migliorare la nostra produttività, per rendere i lavori più leggeri e costruire così un futuro migliore».