«Ci sentiamo abbandonati, messi in un angolo». Antonella Godano registra il suo videomessaggio davanti alla postazione di lavoro, in smartworking. A lei e ad altri dipendenti della sede crotonese dell’Abramo Customer Care, abbiamo chiesto di raccontarci come trascorreranno le festività natalizie, alla luce delle recenti notizie che riguardano il futuro aziendale. La società, a novembre, ha chiesto la revoca del piano concordatario, dopo che i tentativi di vendita non sono andati a buon fine.

Un Natale senza speranza

«Proprio in questi giorni, si è consumata – aggiunge – senza comunicazione ai dipendenti, come è sempre stato, l’ennesima presa in giro, con il ritiro dell’azienda dal concordato e con l’abbandono di Invitalia del progetto di acquisizione. Il 12 gennaio si decideranno le sorti della quasi defunta Abramo».

L’inattesa evoluzione della vicenda «ha fatto riemergere tutta l’incertezza che ci ha accompagnato per tutto l’anno, rendendo la cosa ancora più pesante, perché la notizia è arrivata a ridosso delle festività natalizie, che ognuno di noi vorrebbe passare nel modo più sereno e tranquillo possibile» aggiunge la collega Lucia Giachini.

«È il secondo Natale – spiega Rosa Giglio - che passiamo senza speranza e senza alcuna luce nel cuore. Ci mancano ancora uno stipendio e mezzo e due tredicesime, ma tutti noi, sia operatori sia staff diretto e indiretto, siamo ancora qui a dare qualità e professionalità. Voi, invece – dice rivolgendosi a tutti gli attori coinvolti nella vicenda – cosa state facendo di bello e di buono per tutti noi?».

La clausola sociale

Dei 3 mila lavoratori impiegati dall’Abramo Customer Care in Calabria, circa 2 mila sono transitati in altre aziende, grazie all’applicazione della clausola sociale. In bilico, ne restano circa mille, gran parte dei quali operanti sulla commessa Telecom. Ora, alla luce della richiesta di revoca del piano concordatario, «le ipotesi – spiega Fabio Tomaino, segretario generale della Uil di Crotone – possono essere quelle di una gestione straordinaria o quella di un fallimento. Però, abbiamo di mostrato che l’applicazione di leggi faticosamente conquistate, come la clausola sociale, garantisce i lavoratori. Il problema è che, dall’altro lato, deve esistere un piano industriale per poter condurre la trattativa. Qua, in questo momento, la cosa che fa specie è che sia la parte della commessa, quindi Telecom, sia la parte istituzionale sono completamente assenti».

L’appello a riprendere il confronto

Proprio nelle scorse ore, i consiglieri comunali di Crotone Salvatore Riga, Anna Maria Cantafora e Vincenzo Familiari, hanno chiesto «che si riprenda immediatamente un confronto tra le parti interessate, l'azienda e le istituzioni. Dobbiamo garantire – si legge in una nota - ai lavoratori, alle loro famiglie, ai territori interessati che l'attuale crisi non degeneri in un fallimento. Il nostro appello alla rappresentanza parlamentare, alla filiera istituzionale locale e regionale, affinché ci sia una governance riguardo i passaggi che si consumeranno a breve. Non possiamo permetterci di perdere questi posti di lavoro. Dobbiamo rompere questo muro di silenzio, far sentire che le istituzioni ci sono, che la città non li ha dimenticati e non ha archiviato la loro storia, che non si è passati, ormai, oltre».

L’indifferenza delle istituzioni

Tra i dipendenti rimasti ancora in azienda c’è amarezza, delusione. Persiste quel senso di solitudine che accompagna le loro giornate lavorative e che in questo periodo di festa viene acuito da un silenzio assordante.

«Anche questo Natale sarà per tutti noi difficile da affrontare – aggiunge Antonella – sapendo che nei prossimi giorni, sarà scritta la pagina più nera di questa azienda. Ai miei colleghi auguro un buon Natale, sperando che ci sia una svolta. Ringraziamo le istituzioni che non ci sono. Non c’è nessuno, silenzio assoluto».

«Tutto questo – le fa eco Lucia – è stato consumato nella completa indifferenza delle istituzioni, soprattutto della Regione Calabria, che ad oggi non ha mai espresso alcun commento né ha effettuato azioni nei confronti di noi lavoratori».

Concorda anche Rosa: «I nostri colleghi “salvi” devono ringraziare solo la clausola sociale, non certo le aziende subentranti o i politici». Infine, si rivolge direttamente al presidente della Regione, Roberto Occhiuto: «Se ci sei, presidente, battilo ‘sto colpo!”.