Svolta definitiva nella vertenza dei portuali di Gioia Tauro: scende a 380 il numero dei lavoratori che verranno licenziati, per essere riassunti nell’Agenzia pubblica istituita, e questo soggetto verrà autorizzato a offrire prestazioni al terminalista Mct alla stregua di come già oggi fanno le altre società private.

 

È questo l’esito del vertice di stamattina a Roma, tappa conclusiva di un faccia a faccia tra le parti che andava avanti da due mesi. Una vertenza calda, quindi, che finisce con le firme apposte da sindacati (Uil nazionale), Regione, Autorità portuale e ministero dei Trasporti, in calce ad un “accordo quadro” che non si occupa solo della parte occupazionale. Solo i delegati del Sul hanno chiesto qualche giorno prima di firmare, dividendosi solo temporaneamente – e a quanto pare non su contenuti sindacali significativi – da quel fronte di lotta che di sciopero in sciopero si era consolidato nell’aprile scorso.

 

L’azienda Mct ha rivisto il livello di esuberi denunciato, scendendo da 400 a 380, mentre ha confermato la volontà di applicare i criteri di legge per l’individuazione di lavoratori da espellere dall’organico: avranno maggiori vantaggi i dipendenti con più anzianità di servizio e  carichi famigliari. L’Agenzia finanziata dal governo per tre anni, questa la seconda novità di oggi, non si occuperà solo di formazione e ricollocazione degli addetti negli altri settori di attività dell’area portuale-industriale, ma potrà offrire servizi al terminalista facendo quindi concorrenza alle altre società dell’indotto che operano attraverso una autorizzazione annuale. In pratica i portuali, licenziati e riassunti, graveranno per 36 mesi sulle casse dello Stato, e non è escluso che possano – se chiamati – lavorare ancora per l’azienda Mct che li ha tagliati dal proprio organico.