Esattamente come due mesi fa, prima che la pandemia obbligasse alle chiusura delle attività commerciali, solo con qualche accortezza in più e qualche trascurabile limitazione, almeno per il momento.

È cominciato così, questa mattina, il ritorno alla (quasi) normalità nei bar calabresi, dove i clienti, pochi per volta, sono tornati a bere l'inimitabile caffè al bancone. 

 

«Sembra un lunedì come gli altri – ci ha detto un dipendente –, non c'è grande afflusso, ma abbiamo cominciato a incassare qualcosa, è una boccata d'ossigeno, così forse riusciremo a pagare le spese che si sono accumulate in questi due mesi che non abbiamo lavorato».

Disinfettanti, mascherine e distanziamento

I tavolini sono distanti di almeno due metri, su ognuno di essi c'è un barattolo di gel disinfettante, posto tra il contenitore dei tovaglioli di carta e le bustine di zucchero, mentre all'entrata c'è tutto un dispenser di liquido sanificante, annunciato con un cartello che invita i clienti all'uso prima di consumare.

 

Il bancone luccica, il contenitore di detersivo a base di alcool è ben visibile, e la ragazza che serve i caffè ha i capelli raccolti e il viso nascosto per metà da una mascherina, mentre elargisce cibi e bevanda rigorosamente con i guanti, che cambia spesso, nonostante continui a lavarsi di continuo con acqua e sapone.

Per il resto, questo lunedì in un bar qualunque della Calabria è esattamente come prima che il mondo si fermasse per via del Coronavirus. Fuori, sedute ai tavolini all'aria aperta, tre amiche riassaporano il piacere di un caffè insieme mentre discutono della ritrovata libertà, mentre due amici al bancone parlano di quotidianità, di figli e di cibo.

 

La gente di passaggio, da fuori, guarda incuriosita, bisognosa di assistere alla ripartenza tanto auspicata. «Finalmente», «ci siamo», «che bello», «era ora», commentano i passanti con il sorriso stampato in volto, anche se la strada in centro semideserta tradisce ancora il timore di nuovi contagi.

Lo sguardo verso il futuro

La pandemia non è finita e riaprire le attività non basterà, per il momento, a ridare serenità economica né ai commercianti né ai loro dipendenti. Questo è chiaro, ma da qualche parte si deve pur cominciare. ù

 

«Abbiamo riaperto con tanta voglia di fare, anzi, abbiamo approfittato per fare delle modifiche, per apportare dei miglioramenti – ci dice un giovane che gestisce il bar di famiglia nella costa tirrenica –. Spero solo che le cose vadano come sperato, anche per non mandare a casa i dipendenti, che non lo meritano».

 

Ma la strada è ancora tutta in salita. «Sarà solo il tempo a dirci se riusciremo a superare questo lungo periodo di stop. Nonostante l'attività sia rimasta chiusa, le spese sono aumentate. I pagamenti dell'affitto e delle bollette, ad esempio, sono solo rinviati e i primi incassi serviranno solo per pagare gli arretrati».

Ma ricominciare è d'obbligo, meglio se con un pizzico di ottimismo. «I nostri clienti non ci hanno mai abbandonato e non l'hanno fatto neppure oggi, è come se non avessimo mai chiuso. Sono sicuro che ce la faremo e saremo più forti di prima». Senza dimenticare ciò che è stato e che ha lasciato un ferita indelebile

«Abbiamo affisso alla parete una cartina che raffigura il globo terrestre, per ricordarci che è il coronavirus è un problema che riguarda tutti. Dedichiamo la nostra ripartenza a questi momenti drammatici, per ricordarci che ci dobbiamo sforzare per fare sempre meglio e farlo nel migliore dei modi. Abbiamo il dovere di provarci, non ci possiamo arrendere».