Visioni liberiste e globaliste, interessi colossali, forme assurde di sfruttamento del lavoro nei Paesi ExtraUe e uso di sostanze pericolose frenano un percorso di civiltà
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Massima trasparenza e chiarezza su tutte le etichette degli alimenti che mangiamo ogni giorno: un diritto universale dei consumatori contro il quale si ergono le muraglie di visioni liberiste e globaliste dietro le quali si nascondono anche business miliardari. A pensarci bene la richiesta che giunge proprio in questi giorni da Coldiretti e che punta a raccogliere un milione di firme da indirizzare alla Ue, dovrebbe essere accolta senza difficoltà e con approccio unanime. Ad ogni essere umano non dovrebbe essere negata la sacrosanta facoltà di capire bene che cosa sta acquistando e che cosa finirà sulla propria tavola. Eppure, proprio dietro questa esigenza di verità si nascondono interessi colossali.
Allo stato delle normative vigenti l’origine delle materie prime alimentari non è obbligatoria per tanti cibi della nostra quotidianità, soprattutto se trasformati: pane e relative farine grano compreso, biscotti, merendine, dolciumi, cracker, fette biscottate, paste ripiene, gnocchi, legumi secchi, carni di coniglio, pizza, gelati, vari surgelati, tantissimi sughi e conserve, spezie, caffè, the, tisane, aceto, gomme da masticare. Se per il merluzzo o specie ittiche simili, ad esempio, abbiamo il diritto di sapere dove è stato pescato, la stessa cosa non accade se lo mangiamo in preparazioni surgelate.
Le norme Ue e nazionali vigenti circa l’etichettatura obbligatoria dell’origine delle materie prime (alcuni decreti sono stati di recente prorogati dal Masaf) riguardano ortofrutticoli freschi, uova, carni fresche bovine, ovicaprine, suine e avicole, pasta, riso, pomodoro (in concentrati, passate, sughi, salse, polpe, purché la percentuale contenuta superi il 50%), carni suine trasformate (salumi), latte e prodotti lattiero-caseari, olio d’oliva, miele. Per succhi, marmellate e confetture, frutta secca e sgusciata, frutta e verdura in busta, funghi non coltivati, tartufi, zafferano. L’obbligo di trasparenza, sancito dal parlamento Ue, scatterà dal prossimo 1 gennaio 2025 (per il miele dovranno essere ben indicate le percentuali relative a provenienza nazionale, Ue o Extra Ue).
Si tenga inoltre presente che le normative non sempre sanciscono obblighi tali da consentire al consumatore di avere le idee chiare. Pensiamo alla dizione: “Origine Ue ed Extra Ue”. In tal caso le domande che si possono porre sono tante: in che percentuale è l’origine Ue? Da quale Paese Extra Ue? In altri casi i dubbi possono nascere sull’individuazione dell’ingrediente principale, o su terminologie abbastanza “burocratiche” per indicare la presenza di additivi vari (coloranti, conservanti, addensanti…).
La nutrizione è un aspetto fondamentale dell’esistenza umana e non c’è scienziato al mondo che non la consideri un fattore decisivo rispetto alle condizioni di salute e alla longevità. La battaglia politico-culturale per la trasparenza assoluta delle etichette non è solo condivisibile, ma dovrebbe essere al centro di confronti pubblici decisivi e dirimenti. Invece si perde tempo dietro a polemiche inutili o strumentali che deviano l’attenzione dei cittadini dalle questioni primarie e strategiche.
In questo contesto il mondo dell’agricoltura italiano ed europeo, in una logica di sana competizione (purché ad armi pari) con il resto del mondo, può e deve svolgere una funzione di indirizzo e di traino a tutela del lavoro sostenibile e del pieno rispetto degli ecosistemi. Lo sfruttamento di milioni di lavoratori, al di fuori del Vecchio Continente, l’uso di sostanze chimiche pericolose (concimi, diserbanti, fitofarmaci) o la contaminazione da aflatossine, sono all’origine di forme di concorrenza sleali, ingiuste e dannose. Siamo di fronte a una perversa logica dei prezzi che avvantaggia solo la speculazione dei più forti. Il modo in cui un’etichetta accompagna un cibo spiega quale sia il livello di democrazia e di giustizia sociale garantito ad ogni popolo!
Questo tema è, tra l'altro, al centro degli interessi e della rete di Grand Terroir® (www.grandterroir.it), iniziativa editoriale strategica del Network LaC.