«Il rischio concreto è che molte opere rimangano incompiute». Più che una preoccupazione, è una certezza che inizia a prendere forma quella determinata dai ritardi nella realizzazione delle opere del piano nazionale di ripresa e resilienza. A porre il problema nella sua drammatica attualità è il presidente di Ance Calabria Roberto Rugna che, facendosi portavoce delle imprese edili impegnate nei cantieri del Pnrr, elenca le criticità che oggi frenano il completamento delle infrastrutture.

Nuove incompiute

Secondo l'associazione dei costruttori calabresi il rischio che molte opere rimangano incompiute dipende innanzitutto dalla difficoltà registrate dalle imprese a ricevere le risorse per procedere speditamente nell'avanzamento dei lavori. «Le stazioni appaltanti non riescono a recepire per tempo le somme dal sistema centrale» spiega il presidente di Ance, né sono nelle condizioni economiche di poterle anticipare.

Anche 2 anni per ricevere i sal

A ciò si aggiunge poi il ritardo nei pagamenti dello stato di avanzamento dei lavori. «Da normativa dovrebbe essere liquidato entro 30 giorni, nella realtà, i tempi si estendono fino a 5 o 6 mesi o addirittura a 2 anni. Si capisce bene che la situazione inizia a diventare pericolosa e anche drammatica». Da ciò derivano le frequenti interruzioni nell'avanzamento delle opere e i ritardi accumulati nel cronoprogramma che potrebbero far slittare inesorabilmente i tempi di completamento ben oltre il 2026.

Difficoltà anche nelle piccole e medie opere

«Secondo quanto certificato dalla Corte dei Conti europea - aggiunge ancora Rugna - appena il 26% delle risorse disponibili sono state spese e soltanto il 45% delle risorse già assegnate. Tuttavia, si tratta di rendicontazioni che tengono conto anche delle sole anticipazioni e che quindi non corrispondono affatto agli investimenti realizzati». Percentuali non dissimili si riscontrano anche in Calabria ma con l'aggravante che mentre in Italia le principali difficoltà si riscontrano sulle grandi opere infrastrutturali alle nostre latitudini, invece, la prospettiva si allarga anche a quelle di piccole e medie dimensioni.

Tutto dentro

«C'è un ulteriore elemento di cui tener conto, ovvero l'adeguamento dei prezzi per l'aumento del costo dei materiali. Attualmente siamo fermi al 2023 e non abbiamo ricevuto ancora alcuna indicazione per il 2024. Tutti questi fattori correlati tra di loro determinano una situazione assolutamente allarmante» spiega Rugna. «Bisogna considerare poi che in Calabria le risorse incluse nel Pnrr afferiscono ad investimenti già in essere» specifica ancora. «Infatti, il 71% della spesa rendicontata riguarda interventi già previsti e finanziati prima del Pnrr che, grazie all'inserimento nel piano hanno potuto beneficiare delle riforme e delle misure acceleratorie previste per l'attuazione degli investimenti».

Leva di sviluppo o nuovo flop?

Ciò significa per l'associazione dei costruttori che «il programma Pnrr ha perso il suo carattere specifico di aggiuntività che avrebbe dovuto contraddistinguerlo rispetto ai progetti e agli impatti da realizzare sul territorio». In conclusione, il programma che sarebbe dovuto servire per imprimere una svolta per il suo potenziale propulsivo rischia di trasformarsi in una dinamica depressiva per l'economia calabrese e per le imprese coinvolte nella realizzazione delle opere.

Deroghe e semplificazioni

«A noi piace essere concreti» ammette dunque Roberto Rugna. «Auspichiamo quindi che possa intervenire una deroga per i lavori che si è già consapevoli di non riuscire a completare, per tutti gli altri invochiamo una semplificazione delle procedure soprattutto da parte delle amministrazioni affinché si giunga ad una soluzione condivisa che consenta di portare a termine le infrastrutture nei termini previsti».