VIDEO | La pandemia ha rosicato numeri già ridotti: migliaia i posti persi. Il Coordinamento donne della Cisl è al lavoro per circoscrivere difficoltà e proporre soluzioni
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Un colpo di spugna, un tir a tutta velocità. Questo è stata la pandemia per l’occupazione femminile. Il quadro è destabilizzante. La Calabria rientra tra le cinque regioni d’Europa peggiori in quanto a tasso di occupazione femminile secondo il recentissimo studio dell’Eurostat. Nella punta dello stivale lavorano 29 donne ogni cento. Accanto troviamo la Campania (28,7%), e la Sicilia (29,3%). Male anche la Puglia con il suo 32,8%
Secondo gli ultimi dati elaborati dallo Svimez, dei posti conquistati tra il 2008 e il 2019, l’80 per cento è andato perso nei primi tre mesi di assedio da Covid. E di questa percentuale così massiccia la maggior parte è collocata al Sud andando ad investire posizioni fragili, precarie e malpagate. Ne abbiamo parlato con la Cisl, il cui Coordinamento Donne, guidato da Nausica Sbarra, ha elaborato un questionario somministrato alle lavoratrici proprio per capire le difficoltà, spesso, tra l’altro, aggiuntive, alle quali il Covid le ha sottoposte.
I numeri sono drammatici. «Negli primi tre mesi di Covid si sono persi quasi 500mila posti di lavoro e di questi ben due terzi riguardano donne e Sud – spiega Sbarra –. In Calabria ovviamente si parla di un'emergenza nell'emergenza visto che parte già svantaggiata. Molte hanno visto lo smart working come uno strumento per riuscire a salvare il posto di lavoro, ma è stato difficile conciliarlo con la didattica a distanza dei figli».
«Le donne – ha dichiarato il segretario regionale Tonino Russo – stanno pagando il prezzo più alto. Al Sud si è perso in media il 25 per cento dei posti di lavoro da loro ricoperti e in città come Crotone si sono toccate punte del 27 per cento».
«Come sindacato – ha affermato Russo - stiamo proponendo di favorire un ricambio generazionale: l’uscita della donna dal mondo lavorativo riconoscendo per ogni figlio 12 mesi di contribuzione aggiuntiva».