C’è un giudice a Cosenza che ha stabilito un principio, scrivendolo chiaramente nero su bianco in un suo provvedimento. A Cosenza, però, c’è anche un burocrate, seduto in qualche ufficio dell’Inps, che quel principio non ritiene di doverlo applicare. Peccato però che la decisione di quel burocrate abbia pesanti ripercussioni su 133 famiglie.

Il caso Amaco

Stiamo parlando della delicata situazione dell’Amaco, la municipalizzata dei trasporti del Comune di Cosenza. L’azienda, anche a causa della crisi generata dalla pandemia, vive una situazione tutt’altro che florida. Anzi il tribunale di Cosenza aveva chiesto per lei il fallimento. L’amministrazione comunale di Cosenza, che è socio unico di Amaco, ha deciso di rilanciare con un nuovo amministratore unico, il commercialista Michelangelo Mastrolorenzo, che si è rimboccato le maniche per mettere ordine nei conti dell’azienda ed ha subito presentato, il due gennaio scorso, domanda prenotativa per accedere ad un concordato. Il Tribunale ha ammesso l’azienda alla procedura chiedendo un piano di ristrutturazione del debito attraverso il concordato preventivo. Si è aperta così la procedura che l’Amaco, sia pure con notevoli sforzi, sta puntualmente rispettando: il corrente viene regolarmente esperito, mentre tutta la massa debitoria antecedente il due gennaio ovviamente viene trattata nel concordato perché così prevede la legge.

Dipendenti senza stipendio

Il manager dell’Amaco, però, è incappato in una brutta sorpresa quando ha dovuto chiedere ad Inps e Inail il Durc (documento unico regolarità contributiva). Un documento fondamentale per pagare gli stipendi. Amaco infatti è obbligata a rendicontare alla Regione il chilometraggio effettuato, poi la Regione liquida la somma con apposito decreto a Cometra che è l’organo regionale di raccordo del Tpl e questi liquida all’azienda. L’assenza di un Durc blocca tutti questi passaggi. Così i 133 dipendenti dell’Amaco ancora non sono riusciti ad incassare lo stipendio di febbraio perchè l’azienda non sta ricevendo i soldi.

Il management ha provato a spiegare la situazione all’Inps e all’Inail con diverse pec. Solo l’Inps ha risposto sostenendo che il Durc non poteva essere rilasciato alla luce di una circolare interna del Ministero del Lavoro e della stessa Inps. Il problema sarebbe il mancato versamento dei contributi ai lavoratori nel periodo antecedente il due gennaio. Il problema è che, pur volendo, l’azienda non può pagare solo questi contributi perché tutta la massa passiva è finita nel concordato preventivo così come determinato nel piano di rientro del debito.

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Il coinvolgimento del giudice

Per sbloccare la situazione i dirigenti hanno provato a coinvolgere il giudice che sta seguendo il concordato. Con un provvedimento di cinque pagine il magistrato, il 23 marzo scorso, ha scritto di aver “accertato e riconosciuto la sussistenza dei presupposti di legge affinchè la competente sede dell’Inps possa rilasciare ad Amaco il Durc”. Purtroppo da allora non si è mosso nulla e nonostante i legali della società abbiano tempestivamente comunicato agli enti competenti il provvedimento del Tribunale di Cosenza (Terza sezione civile), non ha ottenuto nessun riscontro.

Sulla vicenda abbiamo chiesto chiarimenti anche all’amministratore unico di Amaco, Mastrolorenzo. «Il mancato rilascio del Durc mette a rischio la possibile riuscita dell’operazione di ristrutturazione avviata faticosamente da Amaco e con essa i servizi svolti in favore della comunità, oltre che di 133 maestranze e le loro famiglie. Le stesse maestranze che, nello spirito di collaborazione e massima trasparenza instaurato fin dal mio insediamento, sono a conoscenza degli sviluppi preoccupanti che la vicenda sta assumendo, non nascondono la possibilità di intraprendere azioni di protesta che potrebbero causare significative difficoltà a garantire la continuità di servizi essenziali e indifferibili che Amaco svolge».

Insomma la situazione è davvero tesa oltre che paradossale «Appare impensabile - continua infatti Mastrolorenzo - che , un operatore economico debba vedere pregiudicato il proprio sforzo ristrutturativo a causa della lettura sbagliata di norme non più attuali, fonti del diritto di grado inferiore superate da norme speciali di derivazione europea». Per il momento della situazione è stato informato il Prefetto di Cosenza, ma il management dell’Amaco è pronto ad arrivare fino in fondo «comprese eventuali iniziative giudiziarie che dovessero rendersi necessarie - dice Mastrolorenzo - lo devo alle maestranze Amaco, alla comunità che serviamo, al socio unico ma anche per semplice amore di verità». Riuscirà Amaco a sconfiggere il Moloch della burocrazia italiana?