Turismo Sì o turismo No? Una domanda che, in vista della fase 2 dell'emergenza coronavirus prospettata dal governo, sta interessando esperti di economia, operatori del settore e amministratori delle località italiane che attendono la stagione estiva per poter ripartire dopo mesi di letargo. Una domanda che si è posto e ha posto al governo centrale anche il sindaco di Tropea, Giovanni Macrì.

 

Interpellato sul futuro di un settore che rappresenta il 13% del Pil italiano, il primo cittadino della capitale del turismo calabrese non ha risparmiato critiche feroci per la gestione dell’imminente fase 2: «Il problema, che anche un bambino capirebbe – attacca Macrì -, è che, mentre il ristoratore si adeguerà in un modo o in un altro alle misure anti coronavirus, non sappiamo cosa succederà nel corso di Tropea: cosa dovrebbero fare il sindaco di Tropea o di Venezia per contingentare le presenze nei propri territori? Dobbiamo mettere una linea in plexiglass sul corso che separi chi sale da chi scende e a monte i militari che tengano i turisti fermi in attesa che ne salgano altri per poi darsi il cambio?».  

 

Domande retoriche a cui il sindaco non trova risposte e che somma ad altre considerazioni estese alla balneazione: «Abbiamo chilometri di spiagge pubbliche, come le gestiamo? Come regolare gli accessi? Con quante persone? Chi le paga? Il Comune quanti vigili dovrebbe avere? I carabinieri non avrebbero di meglio da fare che occuparsi del contingentamento dei bagnanti? Siamo veramente al ridicolo».

 

Alla luce di quanto paventato, il primo cittadino ha incalzato ancora il governo: «Se sarà No al turismo, che lo dicano subito, così tutte le realtà che vivono di questo si metteranno l’anima in pace e ripartiranno, forse, dal prossimo anno, anche se ci sono dubbi anche su questo, perché di questo virus si conosce poco. Intanto sul 2020 – chiosa ancora - metteremo una pietra tombale perché non ci sono le condizioni minime ed è impensabile che si possa affrontare una stagione turistica con queste premesse. Bisogna essere chiari, bisogna dire che cosa si vuole fare dell’industria del turismo italiano».

 

Quali sarebbero, dunque, le possibili soluzioni da approntare? Secondo il sindaco bisogna dare «i giusti input per far ripartire le attività in modo tale che la popolazione riprenda il possesso delle proprie abitudini. Bene ha fatto la presidente Santelli che ha permesso di manutenere gli stabilimenti turistici: può essere un primo passo per la ripartenza. Ma ci vuole chiarezza da parte del governo, non possiamo restare in un limbo da cui non si vedono vie d’uscita concrete», ha concluso Macrì.