VIDEO | Il liquidatore abbozza dopo le polemiche sollevate dal governatore e al telefono rimanda ogni chiarimento. Intanto, ecco le prove del dilazionamento che ha fatto infuriare il presidente
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«Non è ancora il momento di fare dichiarazioni». Al telefono comincia con un cortese, ma fermo, no comment la giornata del commissario liquidatore del consorzio Corap, Enrico Mazza.
A poche ore dalla strigliata del presidente Roberto Occhiuto, che il giorno prima aveva rimproverato all’avvocato i tempi che si allungano, l’uomo chiamato dal governatore a gestire le zone industriali – nella transizione verso il nuovo soggetto che dovrebbe farsi carico del rilancio - si difende ma rimanda il chiarimento. «Ho le idee chiare – prosegue – ma sarò io a chiamarla quando sarà il momento anche rispetto alle cose dette dal presidente». Nessuna polemica, ma il commissario – scelto da Occhiuto da una terna di nomi che gli aveva proposto Assindustria Calabria – prende tempo anche con i giornalisti, così come giovedi scorso aveva fatto con la commissione regionale di Vigilanza che lo aveva audito.
Se Mazza non parla, però, al suo posto parlano le carte. Il decreto di nomina che risale al novembre scorso fissava termini stretti «per la verifica puntuale della consistenza del patrimonio indisponibile dell’ente, in ogni caso non rientrante nell’attivo realizzabile». Formula tecnica che spiega l’urgenza che oggi come ieri Occhiuto ha, perché il documento richiesto serve «scongiurare il depauperamento del patrimonio del Corap, a fronte delle numerose procedure di esecuzione». Per salvaguardare il consorzio, quindi, bisognerebbe mettere in cassaforte i suoi beni – che sono tanti: 7 piatteformi depurative e tutte le zone industriali delle 5 province, solo per citare i più ricchi – e su questo è l’esito dell’audizione in Vigilanza che sembra preoccupare.
«Non esiste ancora - spiega la commissaria forzista Pasqualina Straface – la ricognizione del patrimonio disponibile e di quello indisponibile». Ma non è solo questo tempo che si allunga a impensierire. Il 10 febbraio era prevista al tribunale di Catanzaro la prima udienza della liquidazione coatta amministrativa, appuntamento nel quale si pensava che Mazza avviasse carte nuove alle mano il suo mandato tecnico, salvo poi scoprire che l’udienza è stata rimandata di un mese, probabilmente su richiesta del liquidatore. «Ciò che bisogna evitare – sostiene Antonio Lo Schiavo, vice presidente di minoranza della Vigilanza – che anche per il Corap si metta in piedi una liquidazione perenne, una sorta di palude che trasforma in ordinario ciò che invece è straordinario». Intanto, mentre i sindacati non battono ciglio rispetto alla coda polemica di questi giorni, si avvicina il tempo dell’entrata in esercizio della Zona economica speciale – dopo la recente nomina del commissario governativo Federico d’Andrea – la cui gran parte ricade nelle aree gestite dal Corap.