L'allarme lanciato da Confcommercio di Reggio Calabria che traccia il bilancio delle vendite di fine anno: tiene soltanto il comparto alimentare e quello dei beni di prima necessità
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C'è attesa per la stagione dei saldi che in Calabria inizierà il 5 gennaio prossimo e durerà fino al 6 marzo 2023. Complici le temperature decisamente poco invernali e l'aumento del costo della vita, in molti hanno deciso di rimandare al prossimo anno gli acquisti più importanti. È per questo motivo che la Confcommercio di Reggio Calabria prende posizione per chiedere una modifica delle regole che disciplinano le svendite.
«C'è bisogno di un intervento regolatorio razionale e ragionevole - dichiara Fabio Giubilo, direttore di Confcommercio di Reggio Calabria - . Se da un lato è condivisibile la decisione delle famiglie di posticipare acquisti costosi approfittando dei prezzi scontati, dall'altro lato ci si trova di fronte a un elemento oggettivo: nella nostra città, a differenza che in altri territori, la stagione invernale non è neppure iniziata e a Reggio Calabria i commercianti si troveranno a vendere, dal 5 gennaio, i primi capi invernali a prezzo di saldo. Una situazione sicuramente anomala e assolutamente non neutra per i commercianti - continua Giubilo – che vedrà i saldi di fine stagione collocati a stagione, da noi, appena iniziata. Comprendiamo le ragioni che portano a fissare una data unica in tutta Italia per la partenza dei saldi ma è evidente che il meccanismo non funziona e ha bisogno di essere modificato, specie se consideriamo il difficile periodo che stiamo attraversando, con le bollette aumentate e l'inflazione generalizzata».
Il momento, insomma, è delicato e il bilancio del Natale appena trascorso lo dimostra. Si è registrato un calo complessivo delle spese e gli acquisti effettuati hanno riguardato prodotti a prezzi contenuti. A tenere - mette nero su bianco la Confcommercio di Reggio Calabria - è stato soltanto il comparto alimentare, con i consumatori che non hanno rinunciato alle eccellenze di casa nostra, privilegiando la qualità alla quantità e con la ristorazione in ripresa.
«Seppure di fronte a un quadro generale non esaltante e con i portafogli delle famiglie più leggeri rispetto agli anni passati – evidenzia il Presidente di Confcommercio Lorenzo Labate – la voglia di convivialità e l’attaccamento alla tradizione del regalo natalizio hanno sostanzialmente tenuto. C’è stata una chiara prudenza nello spendere, con i consumi concentrati su beni di prima necessità e con una tendenza nel settore no food a rinviare ai saldi gli acquisti di beni voluttuari o non strettamente indispensabili. In particolare – continua Labate - l’andamento di consumi e acquisti è in calo rispetto al 2020, l’anno che prendiamo come riferimento in quanto precedente al Covid. La contrazione, che quantifichiamo attorno al 15%, ha riguardato tutti i comparti, tranne quello alimentare, con i clienti che, comprensibilmente, si sono dimostrati particolarmente attenti. Da imprenditore e rappresentante degli imprenditori dico che, dopo mesi bui, a Natale abbiamo fortunatamente rifiatato e guai non fosse stato così. E dico che dobbiamo rimanere ottimisti perché siamo imprenditori, puntando sulla qualità e sulla nostra identità. Allo stesso tempo riconosco che, con il caro energia, caro materie prime, inflazione, sarà possibile uscire da una situazione oggettivamente emergenziale solo con interventi di sistema e, dunque, con governo e istituzioni che dovranno mettere in campo misure per sostenere aziende, lavoratori e famiglie».