Conferenza stampa a Cosenza della Cgil per denunciare le anomalie delle procedure di affitto dell'Azienda Amaco. Secondo il sindacato è in atto un tentativo di privatizzare in Calabria il trasporto pubblico locale.

Vi sarebbero numerosi elementi meritevoli di approfondimento anche da parte del giudice fallimentare nella procedura del fitto di Amaco al Consorzio Autolinee, limitatamente al ramo d’azienda relativo all’esercizio del trasporto pubblico locale. Lo ha denunciato la Cgil nel corso di una conferenza stampa convocata a Cosenza, coordinata dal segretario generale Massimiliano Ianni con gli interventi degli esponenti della Filt Salvatore Larocca, Giovanni Angotti e Fabio Ponte.

Il nodo del chilometraggio

Secondo il sindacato il curatore della liquidazione giudiziale Fernando Caldiero mai e poi mai avrebbe potuto mettere a bando il chilometraggio di cui Amaco è titolare in qualità di componente del Consorzio Cometra, a sua volta concessionario del chilometraggio stesso su affidamento della Regione Calabria. Attraverso il chilometraggio Amaco percepisce il rateo erogato dalla Regione per l’espletamento del servizio nell’area urbana cosentina per un ammontare di circa sei milioni di euro. Ragion per cui proprio il chilometraggio rappresenta il patrimonio più rilevante di Amaco, in procinto appunto di passare nelle mani del Consorzio Autolinee a partire dal primo febbraio prossimo e fino al 31 dicembre 2026.

L’immobilismo di Cometra e della Regione

Per la Cgil questo patrimonio appartiene alla Regione per cui, a norma dell’articolo 10 dello Statuto di Cometra, sarebbe dovuto rientrare nella disponibilità dell’ente o, in subordine, del Consorzio Cometra. E però, a dispetto di quanto era emerso in una riunione promossa dall’assessore al ramo Gianluca Gallo nel dicembre scorso, nessuna opposizione alla procedura di fitto è stata mossa né dalla Regione né da Cometra. «Si tratta – ha detto Salvatore Larocca, segretario generale Filt Cgil per la Calabria – di un grave segnale: quello di voler favorire una privatizzazione dell’intero comparto. Con il rischio – ha aggiunto – che le aziende titolari delle concessioni concentrino i propri investimenti solo sulle tratte più remunerative, lasciando scoperte le aree più periferiche e a domanda debole».

Il destino dei lavoratori

E poi ci sono forti dubbi sul destino dei 111 lavoratori di Amaco in procinto di passare alle dipendenze del Consorzio Autolinee. Il loro impiego sulla carta, dovrebbe essere limitato ai servizi relativi all’area urbana cosentina. E però nella comunicazione obbligatoria ai sindacati di trasferimento del ramo d’azienda, disciplinata dall’articolo 47 della legge 428 del 1990, viene ipotizzata l’armonizzazione, dei turni del personale di guida AMACO e Consorzio Autolinee al fine di ottenere incrementi di produttività. Tradotto in soldoni, denuncia Giovanni Angotti, «significa che personale Amaco potrebbe essere destinato ad altri circuiti di cui il Consorzio Autolinee è concessionario e viceversa». E poi non vi è alcun accenno al mantenimento dei livelli occupazionali alla scadenza del contratto di fitto: «Che fine faranno i lavoratori – si chiede Fabio Ponte – se il Consorzio Autolinee non dovesse proseguire il servizio» lasciando trapelare pure il rischio che l’area urbana cosentina rimanga priva di collegamenti proprio in una fase che, al contrario, vede crescere e rafforzarsi altre due importanti realtà della Calabria: l’Amc di Catanzaro e l’Atam di Reggio Calabria.

Istituzioni assenti

Sulla base di tutte queste ragioni la Cgil ha inviato una nota al giudice fallimentare Francesca Familiari, prima che si concretizzi il passaggio da Amaco a Consorzio Autolinee. Sintomatica l’assenza delle istituzioni dal dibattito, benché invitate all’appuntamento: «Tutto lascia intendere – ha chiosato Angotti – che ne vogliano lavare le mani».